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Attualità domenica 28 agosto 2022 ore 18:45

Fulmini e saette, come ripararsi dalle scariche

fulmine

Fra il 2000 e il 2015 la Toscana è stata la regione italiana più colpita. Conoscere il fenomeno aiuta a proteggersi, ecco cosa dicono gli esperti



ROMA — Nel periodo fra il 2000 e il 2015 la Toscana è stata la regione più colpita dai fulmini (808.395), seguita da Piemonte (706.665 fulmini) e Lazio (658.815 fulmini) in una classifica stilata dal Centro elettrotecnico sperimentale italiano (Cesi) attraverso il Sistema italiano rilevamento fulmini (Sirf).

E se essere colpiti da una saetta non è fra gli eventi più probabili, tuttavia è bene sapere che il rischio esiste e che un fulmine che attraversa l'aria può riscaldarla fino a 5 volte la temperatura della superficie solare raggiungendo i 27.000 gradi centigradi.

In Toscana fulmini si sono abbattuti al suolo schiantando alberi nel corso dei nubifragi di Ferragosto e del 18 Agosto, mentre proprio ieri sera uno ha spaccato un tubo del metano centrando l'esterno di un'abitazione e provocando una fuga di gas

Insomma: anche quando non si sia colpiti direttamente dalla scarica - come nel caso dell'imprenditore Alberto Balocco e del suo amico Davide Vigo che hanno perso la vita due giorni fa in alta Val di Susa, o dei ragazzi colpiti in modo non fatale ieri sul Gran Sasso - si possono riportare danni indiretti.

E allora, che fare? La protezione civile ricorda dal suo portale che i fulmini rappresentano il più temibile pericolo associato ai temporali. La maggior parte degli incidenti causati dai fulmini si verifica all’aperto: la montagna è il luogo più a rischio, ma lo sono anche tutti i luoghi esposti specie in presenza dell’acqua come le spiagge, i moli, i pontili, le piscine situate all’esterno. 

Purtroppo, come spiegano gli esperti del Sistema italiano rilevamento fulmini (Sirf), se anche non si viene colpiti direttamente dalla scarica però poi "la corrente del fulmine dopo aver colpito il suo bersaglio si disperde nel terreno, quindi se si è in vicinanza della struttura colpita e si è a contatto col suolo si può venire in contatto con la corrente di dispersione e subire dei danni".

Prima buona prassi è dunque ripararsi al chiuso alla vista del primo lampeggiare o al primo rombo di tuono. Anche perché il fulmine è attratto dalla verticalità: persone in piedi - così come ombrelloni, campanili, comignoli o antenne, alberi e via salendo - sono particolarmente a rischio. 

Per 'al chiuso' vale anche l'automobile: "La macchina è un posto sicuro: è una gabbia metallica che scarica l’eventuale fulmine sulle gomme (è l’effetto noto come gabbia di Faraday). Bisogna però - si spiega da parte dell'Istituto superiore di sanità - evitare di toccare l’autoradio e le parti metalliche dell’abitacolo".


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