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Attualità sabato 01 agosto 2020 ore 18:30

​Smartworking? Adatto al 32 per cento dei toscani

computer

Secondo l'Irpet sono 481.622 gli occupati toscani che potrebbero continuare a lavorare da casa anche dopo il Covid. E l'ambiente ringrazierebbe



FIRENZE — Il lavoro da casa, lo "smartworking" che anche tanti toscani hanno sperimentato in questi lunghi mesi di restrizioni per l'epidemia di Covid potrebbe continuare a essere una valida alternativa agli spostamenti verso i luoghi di lavoro per molti anche a emergenza conclusa. Era stato detto ma, per la Toscana, ancora non quantificato: lo ha fatto l'Irpet, l'Istituto Regionale di Programmazione Economica della Toscana, nel suo ultimi studio relativo all'emergenza Coronavirus.

Da quel che si legge, potrebbe continuare a praticare lo smartworking il 32,6 per cento del totale degli occupati, cioè 481.622 lavoratori (una percentuale ben superiore a quella che, secondo l’Indagine Istat sulle Forze Lavoro, lavorava abitualmente o saltuariamente da casa prima dell’emergenza sanitaria, cioè il 4,9 per cento nel 2018).

Nello studio si passano in rassegna le principali occupazioni con il relativo grado di adattabilità al lavoro da remoto. Se, infatti, questo è praticamente nullo per professioni come quelle agricole, in parte dell'industria e nelle costruzioni, lo stesso non vale per i lavori che si fanno in ufficio, con l'uso del pc, della posta elettronica e del telefono e, più in generale, per i lavori di tipo cognitivo. Si tratta, si legge, "di professioni caratterizzate da frequenti interazioni con colleghi e superiori, in cui le relazioni umane sono importanti, ma in parte mediabili con le tecnologie. Le professioni tipiche del gruppo sono quelle impiegatizie, quelle impegnate negli sportelli bancari e assicurativi e gli insegnanti, i ricercatori e i professori universitari".

Le conseguenze non sarebbero solo riscontrabili nella quotidianità dei diretti interessati ma si ripercuoterebbero anche su ambiente e trasporti. Sempre nello studio si legge che il sistema di trasporto regionale vedrebbe 400.000 pendolari in meno. 

Ipotizzando uno smartworking basato su metà settimana sul luogo di lavoro e metà a casa con una riduzione ipotizzabile di Co2 emessa nell'aria di circa 192.500 tonnellate su base annua, ci sarebbe il 3 per cento di emissioni attribuibili al trasporto in meno. L'ambiente, insomma, ringrazierebbe.


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