Un altro detenuto, stavolta un uomo di 39 di origini rumene, si è tolto la vita. Stavolta nel carcere di Sollicciano, a poche ore di distanza dalla morte di un altro detenuto, in una cella del carcere della Dogaia di Prato.
Anche in questo caso, a nulla è servito l’immediato intervento degli agenti della Polizia Penitenziaria e del personale del 118, che ha potuto soltanto constatare la morte del 39enne.
"Quello successo stamani (sabato 15 Febbraio, ndr) è un ennesima triste pagina dell’istituto fiorentino - ha commentato Antonio Mautone, segretario generale territoriale della Uilpa Polizia Penitenziaria di Firenze - sono anni che denunciamo lo stato di totale abbandono del carcere sia da un punto strutturale, sia per quanto riguarda l'assistenza. È necessario intervenire immediatamente su una situazione ignorata da troppo tempo dalle istituzioni, che aggrava ancora di più le condizioni di vita dei detenuti e degli stessi operatori".
"Speriamo vivamente che quello successo stamani sia l’ultimo triste evento da registrare - ha concluso - siamo fortemente convinti che all’interno delle carceri la vita debba essere tutelata e non persa".
"Ormai le parole non bastano più - ha detto Giuseppe Fanfani, avvocato e garante regionale dei diritti dei detenuti - non basta indignarsi, esprimere cordoglio e organizzare visite per toccare con mano la drammatica situazione di carceri fatiscenti dove tutto sembra possibile, tranne la riabilitazione".
Sulla struttura fiorentina, in passato, il garante si è espresso più volte. "Dev'essere abbattuta e dismesso - ha concluso - non risponde ad alcuno dei requisiti e delle finalità previste dalla Costituzione. Le Anche il carcere delle Dogaie di Prato si trova sostanzialmente nelle stesse condizioni".