Cultura

Il museo Pecci e la fine del mondo

Apre il nuovo centro per l'arte contemporanea. Anche cinema, danza e musica. Debutta la mostra tra opere di Francis Bacon, Pablo Picasso e Andy Warhol

"Da ora in poi potremo parlare di una via italiana all'arte contemporanea". Con queste parole la presidente della Fondazione Pecci Irene Sanesi ha battezzato stamane la preview della mostra che celebra la riapertura del Centro per l'arte contemporanea a Prato. 

Sono 14,4 i milioni di euro spesi dal 2007 al 2016 per la costruzione del nuovo e avveniristico Centro per le arti contemporanee Luigi Pecci, che ha previsto la risistemazione degli spazi esterni e il restauro della vecchia struttura, oltre alla costruzione del nuovo edificio anulare dorato, simile alla forma di un'astronave, ideata dall'architetto olandese Maurice Nio. 

Domani il museo sarà riaperto al pubblico con l'inaugurazione di una mostra che si estende per tutti i 3.000 metri quadrati dell'edificio: l'esposizione, dal titolo ''La fine del mondo'', vede riunite opere di oltre 50 artisti internazionali, tra cui Francis Bacon, Pablo Picasso, Andy Warhol, Marcel Duchamp, Lucio Fontana, Umberto Boccioni.

"Oggi rinnoviamo quell'impegno - ha detto la vicepresidente della Regione Monica Barni - celebriamo una grande festa con l'ampliamento e lo sviluppo di un Centro che rappresenta un vero e proprio motore di cultura. La Regione Toscana ha creduto fin dall'inizio a questa nuova sfida e ora, dopo un un grande e frenetico lavoro apriamo nuovamente le porte ai cittadini con una mostra eccellente"

La vicepresidente Barni ha così concluso il suo intervento: "Abbiamo voluto potenziare un centro che resta un museo - e quindi con le funzioni proprie di conservazione, tutela, ricerca, catalogo, esposizione e servizi per i visitatori - ma anche un motore di ricerca e produzione di attività multidisciplinari, con un forte legame con il territorio e con una vocazione globale, promotore di processi di consapevolezza e soprattutto di pensiero critico. Un pensiero critico che, è bene ricordare, è fondamentale per vivere e interpretare la modernità".