Cultura

Dal restauro della scuola affiora la strada d'epoca romana

I reperti venuti alla luce oltre a strutture tardo antiche comprendono anche sistemazioni e sepolture databili a medioevo e rinascimento

La glareata romana rinvenuta nel corso degli scavi

Dal cantiere per la ristrutturazione del complesso di San Nicolao a Lucca che dovrà tornare a ospitare gli studenti delle superiori del Paladini-Cividali sono affiorati reperti archeologici sensazionali d'epoca tardo antica, medievale e rinascimentale.

Una strada glareata di epoca romana, le strutture del primo nucleo del convento di San Nicolao a Lucca riferibili agli edifici donati dai Busdraghi alla comunità monacale agostiniana di Santa Maria della Croce che vi si stabilì fra il 1331 e il 1334, sistemazioni e reperti del periodo rinascimentale, quattro camere sotterranee usate come 'sepoltura collettiva' con resti delle suore agostiniane ospitate nell'antico complesso monastico durante il XVII secolo sono i primi risultati dello scavo archeologico aperto nel grande complesso da oltre 10mila metri quadrati sotto l'egida della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Lucca e Massa Carrara nell'enorme cantiere edile aperto dalla Provincia di Lucca per i lavori di ristrutturazione, recupero e adeguamento dell'immobile che tornerà ad ospitare studenti e professori del Liceo delle scienze umane 'Paladini' e dell'istituto professionale 'Civitali' di Lucca. 

La maggior parte dei ritrovamenti va riferita al complesso conventuale di San Nicolao, documentato all’interno delle mura medievali fin dal XII-XIII secolo. Lo scavo archeologico, infatti, ha riportato alla luce le strutture del primo nucleo del convento, riferibili agli edifici donati dalla potente famiglia lucchese dei Busdraghi alle agostiniane di Santa Maria della Croce.

Il confronto fra le strutture messe in luce e la cartografia storica ha permesso di ricostruire l’aspetto dell’edificio in questa prima fase di vita: chiuso entro un alto muro di cinta, si articolava intorno al chiostro centrale a pianta quadrangolare, dotato di portici sorretti da un colonnato; al centro un giardino suddiviso in quattro parti uguali da due camminamenti con pergole disposti a croce. 

Unica eccezione alla corrispondenza tra documentazione scritta e archeologica è il pozzo, segnalato nelle carte storiche all’incrocio dei vialetti interni al chiostro, e rinvenuto invece nell’angolo sudorientale del giardino, servito da un apposito vialetto perimetrale; a sud del chiostro si estendevano gli orti. L’ingresso all’area monastica avveniva dalla via pubblica, attraverso un passaggio, allineato al camminamento centrale del chiostro di cui è stato riportato in luce il pavimento a ciottoli, delimitato da muretti laterali.

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Una quantità e qualità di dati inaspettata, inoltre, sta venendo alla luce dall’ambiente posto a nord est del chiostro, limitrofo alla parte absidale della chiesa di San Nicolao. Qui la rimozione del pavimento ha permesso di scoprire un piccolo vano centrale con botola e tre ambienti paralleli e allineati, di maggiori dimensioni, a pianta rettangolare allungata: si tratta di 'sepolture murate' che hanno ospitato, nel corso del tempo, le salme di individui femminili appartenenti all’istituzione religiosa. Il numero di inumati, adulti e infantili, e gli oggetti di corredo permetteranno di ricostruire aspetti inediti del microcosmo femminile nella Lucca del XVII secolo.

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Tra i resti dei defunti della comunità religiosa le archeologhe della soprintendenza hanno individuato, grazie ad un’iscrizione, quelli della madre superiora, suor Petronilla Guinigi, della nota e potente famiglia lucchese che ebbe anche un importante ruolo politico a Lucca all’inizio del 1400.

Al pieno Rinascimento potrebbero risalire, invece, i resti di alcune peschiere in muratura, costruite lungo il muro perimetrale, così come un piccolo vano sotterraneo, scoperto nell’ala est del chiostro, sotto la grande sala utilizzata come refettorio: l’ambiente, accessibile dalla mensa conventuale attraverso una botola ricavata nel pavimento e una scala in muratura, era utilizzato come cantina per la conservazione del vino, come indicano i resti di pancali per il sostegno di botti rinvenuti lungo le pareti.

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Gli scavi e il cantiere

Le scoperte sono state annunciate nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Palazzo Ducale a Lucca, sede della Provincia, a cui hanno preso parte il presidente dell'ente provinciale Luca Menesini, il funzionario archeologo della soprintendenza Neva Chiarenza e l’architetto Francesca Lazzari Rup dell'intervento di recupero del San Nicolao.

Nel complesso di San Nicolao da alcuni mesi è al lavoro un’équipe di archeologi e antropologi diretta dall’archeologa Chiarenza. Del gruppo di esperti fanno parte anche gli studiosi Elisabetta Abela, Domenica Barreca, Letizia Cavallini, Ivana Fusco, Luca Grassi, Giovanni Sodi e Maria Scalici della direzione operativa del restauro.

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