Cultura

Miti e simboli della civiltà Nuragica

Fino al 15 ottobre il Museo Archeologico Nazionale di Firenze ospita la mostra “Miti e simboli di una civiltà mediterranea: la Sardegna nuragica”

Dopo gli importanti successi riscossi in altre prestigiose sedi della penisola, tra cui il Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma e il Teatro del Falcone presso il palazzo Reale di Genova, la mostra “Miti e simboli di una civiltà mediterranea: la Sardegna nuragica” arriva a Firenze, grazie alla collaborazione fra diverse istituzioni: L’Associazione Culturale Sardi in Toscana, le Soprintendenze archeologiche della Toscana e per le province di Sassari e Nuoro e i Comuni sardi di Ittireddu, Teti e Torralba che hanno finanziato interamente l’evento.

Nata come mostra tematica sul Nuraghe, uno degli elementi simbolici più importanti dell’età nuragica, l'edificio di forma troncoconica che la caratterizza, il percorso espositivo è stato progressivamente implementato, fino a configurarsi quale evento su una delle più importanti civiltà del Mediterraneo occidentale.

Accanto agli eccezionali reperti, soprattutto bronzei, provenienti dalle più importanti sedi museali della Sardegna bronzetti figurati, navicelle, armi, modelli di nuraghe e numerosi bronzi d’uso, verranno esposti anche i materiali nuragici custoditi presso il Museo Archeologico di Firenze. Si tratta di oggetti rinvenuti in ricche tombe villanoviane ed Etrusche specie dell’Etruria mineraria, Populonia e Vetulonia, che testimoniano gli intensi rapporti fra Nuragici e popolazioni tirreniche tra il X e l’VIII sec. a.C.

Le popolazioni dell’isola delle torri vennero infatti attratte, già nel X secolo a.C., da una risorsa fondamentale, il Ferro dell’isola d’Elba e delle aree limitrofe.

E sono soprattutto i modelli di imbarcazione, le cosiddette navicelle votive, ben 5 sono state rinvenute nella sola Vetulonia, che evocano, più di ogni altro oggetto, molteplici significati e messaggi ideologici da parte della comunità di riferimento, simboli allo stesso tempo del potere sul mare ma anche del possesso della terra.

Questi straordinari manufatti -insieme ad altre tipologie di oggetti tipo bottoni, pendagli, brocche in ceramica, che intorno all’VIII sec. verranno rielaborate dalle popolazioni tirreniche in modo originale- lasciano ipotizzare una presenza stabile di genti di provenienza sarda in Etruria settentrionale.

Questi stretti legami tra la Sardegna e la costa tirrenica sono in qualche modo riflessi anche dalle fonti antiche, le quali narravano che Tirreno, padre fondatore del popolo etrusco, giunse dalla Lidia portando con sé la moglie Sardò, eponima dell’isola

Tutto ciò testimonia una sorta di “passaggio di consegne” fra gli eredi degli antichi costruttori di torri e i nuovi Tyrrenoi.