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Concessioni in scadenza, balneari in rivolta

Dopo la sentenza del Consiglio di Stato interviene Assobalneari: "impossibile arrendersi all'ingiustizia, tutti i partiti dovranno aiutarci"

Manifestazione di protesta dei balneari

La decisione del Consiglio di Stato di fissare nel 31 Dicembre 2023 la data definitiva di scadenza delle concessioni balneari attualmente in essere ha sconvolto i gestori degli stabilimenti balneari, scatenando le proteste delle associazioni di categoria.

"Impossibile arrendersi all'ingiustizia - ha dichiarato il presidente di Assobalneari Confindustria Fabrizio Licordari - Ci stiamo muovendo per incontrare i leader di tutti i partiti, dovranno ascoltarci e aiutarci".

Pochi giorni fa il governo Draghi aveva escluso una revisione delle concessioni dal nuovo disegno di legge sulla concorrenza, varando solo una sorta di censimento delle licenze in vigore; ma poi ci hanno pensato i giudici amministrativi a disporre la data di definitiva decadenza e la rimessa a gara di tutte le concessioni dal giorno dopo. Senza alcuna garanzia per gli attuali gestori di poterle riottenere.

"Il governo ha il dovere di intervenire e di far capire all'Europa che le nostre concessioni balneari non rientrano nella direttiva Bolkestein - spiega Licordari in una nota - Voglio credere che sia stato un errore quello di lasciare una decisione così importante ai giudici del Consiglio di Stato e non piuttosto un disegno ben orchestrato. L'esecutivo ha il dovere di difenderci".

Anche Silvio Marchiori, neopresidente di Cna Balneari della provincia di Massa-Carrara, chiede una celere riforma del demanio: “Con questa sentenza il Consiglio di Stato ha di fatto demolito una legge del parlamento - scrive Marchiori in una nota - Oggi quello che abbiamo davanti è un salto nel buio. Ecco perché è di massima urgenza che Governo e Parlamento approvino una riforma del demanio individuando il giusto equilibrio tra i principi della concorrenza e la doverosa tutela degli investimenti e degli interessi dei concessionari uscenti”.

Secondo i dati di Assobalneari, sono circa 30mila le imprese italiane interessate dal provvedimento in Italia, con 300mila addetti diretti e un indotto altrettanto consistente.

Il rapporto "Spiagge libere" di Legambiente parla di 12.166 concessioni in vigore nel 2021, con un incremento del 12,5% rispetto al 2018: in pratica più del 50% delle aree costiere sabbiose è sottratto alla libera e gratuita fruizione. Liguria, Emilia-Romagna e Campania sono le regioni-record, con quasi il 70% delle spiagge occupate da stabilimenti balneari. 

Sempre secondo il rapporto di Legambiente, fra i Comuni toscani che hanno rilasciato più concessioni per le loro spiagge spiccano, in provincia di Lucca, Pietrasanta con il 98,8% dei lidi in concessione e Camaiore con il 98,4%, seguiti da Montignoso, in provincia di Massa, con il 97%, Laigueglia, in provincia di Savona, con il 92,5%, Rimini  e Cattolica in Emilia Romagna, rispettivamente con il 90 e l'87%.

Sulla decisione del Consiglio sono intervenuti anche molti partiti politici, come Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia e M5S, chiedendo un nuovo intervento del Parlamento sulla questione.