Cultura

Il detenuto del Maschio che ispirò Manzoni

Il conte Giuseppe Maria Felicini potrebbe aver suggerito allo scrittore milanese il celebre personaggio dell’Innominato, protagonista dei Promessi Sposi

L'Innominato

La galleria di personaggi che animano i Promessi Sposi comprende figure storiche realmente esistite, altre nate dalla fantasia dell’autore e altre ancora che uniscono elementi accertati storicamente a tratti di invenzione. L’ipotesi più accreditata, relativa alla caratterizzazione dell’Innominato, riguarda Federico Bernardino Visconti, individuato dalla critica come modello seguito da Alessandro Manzoni,anche perché parente da parte della madre Giulia Beccaria. Ma, alcune similitudini lascerebbero presupporre che il conte Felicini potesse essere stato, a sua volta, fonte di ispirazione. Le analogie sono, infatti, numerose e probabilmente non casuali. Entrambi circondati da un alone di mistero e di rispetto reverenziale, nonostante l’efferatezza dei crimini commessi, agivano incuranti delle leggi morali e civili. Ma andiamo per gradi.

Giuseppe Maria Felicini era un nobile bolognese dal temperamento irruente e aggressivo. Abitava in un “palazzaccio” arroccato sull’Appennino Tosco-emiliano, irraggiungibile e impenetrabile come il castello di manzoniana memoria.

Mandante di omicidi e di soprusi, era circondato da uomini di fiducia che, esattamente come i bravi dell’opera ottocentesca, commettevano reati e violenze.

Le affinità coinvolgono anche il rapporto con la fede. Infatti, come il signorotto lombardo, dopo la terribile notte di tormenti interiori e il colloquio col Cardinale Borromeo, decide di cambiar vita e di convertirsi, così anche il conte emiliano, in punto di morte, si redime, confessandosi e donando un lascito alla chiesa volterrana.

I legami tra i due personaggi, anche se non comprovati sul piano documentario, risultano rafforzati dal messaggio morale che segna le due esistenze: il passaggio dalla malvagità all’espiazione dei peccati.