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Sport sabato 08 maggio 2021 ore 16:30

Il Giro d'Italia sulle strade come con Galoppini

Foto Luca Moreschini

La storia del cecinese Arnolfo Galoppini. Il 19 ed il 20 Maggio Giro sarà in Toscana con le tappe Perugia-Montalcino e Siena-Bagno di Romagna



FIRENZE — E’ il 13 maggio 1909. Poco prima della partenza gli organizzatori de La Gazzetta dello Sport gli mettono in mano un volantino.

L’ora è prossima. La battaglia incombe. Gli amatori del ciclismo di tutte le nazioni vi ammirano e attendono. Ognuno ha fra di voi il suo favorito, la sua speranza. Come corridori italiani avete il gran compito di difendere i colori della nazione. Come forestieri ed ospiti, troverete fra i nostri campioni avversari degni e cortesi. […] Il vostro bel gesto di aver saputo osare segna l’inizio di una vittoria. In ognuno di voi c’è l’anima di un trionfatore.”

Forse lo legge con attenzione forse no. Sicuramente la tensione è alta e la testa già altrove, ad immaginare i 397 chilometri che separano la partenza di Milano con l’arrivo di tappa a Bologna.

Giusto il tempo di guardare in faccia gli avversari più vicini e di controllare per l’ennesima volta che “Fulmine” sia a posto che giunge il segnale di partenza.

Sono le 2,53. Alcuni carabinieri a cavallo trattengono a stento la folla accorsa numerosa nonostante sia notte fonda, venuta ad assistere alla partenza della prima tappa del primo Giro d’Italia, riversatasi al rondò Loreto di Milano per incitare i 127 “sportsmen” schierati in sella alle loro biciclette.

“Fulmine” fa il suo dovere fin dai primi chilometri e Arnolfo Galoppini è soddisfatto. Egidio Giuseppe Arnolfo Galoppini, classe 1883 è di Cecina, ha costruito la bicicletta da solo e l’ha chiamata così perché gli sembra proprio venuta bene: scattante per quanto lo possa essere una bicicletta di ferro di 15 chili, affidabile e con le misure giuste per lui.

A Bologna Galoppini arriva undicesimo, nella seconda tappa è sedicesimo, nella terza arriva ventitreesimo. Dopo la terza tappa il cecinese rimane il solo toscano in gara, Alberto Sonetti di Piombino e Guido Matteoni di Empoli si sono già arresi.

La classifica generale viene calcolata a punti e non a tempo. Nelle otto tappe di quel primo Giro d’Italia Galoppini non si piazza mai tra i primi dieci ma riesce sempre a mantenersi non troppo lontano dai primi dai nomi già famosi: i Ganna, i Galletti, i Rossignoli, i Gerbi, quelli che hanno la squadra che li assiste e biciclette costose, come la Bianchi o l’Atala.

Lui invece corre da “isolato”. Non ha una squadra e deve pensare a tutto ed a proprie spese: il vitto, l’alloggio, il trasferimento del poco bagaglio, tutto ciò che serve per lui e per la sua bicicletta.

A Cecina le informazioni sul concittadino arrivano a parenti ed amici il giorno dopo. A Milano invece le notizie arrivano in giornata, attraverso dispacci telegrafici che l'organizzazione appende in Piazza Castello, dentro le vetrine espositive della Lancia.

Il 30 maggio 1909, dopo 8 tappe e 2448 lunghi chilometri, Galoppini e “Fulmine” concludono la propria immane fatica al Parco Trotter di Milano, al cospetto di una folla di almeno cinquantamila persone e di un reggimento di Lancieri a cavallo schierato a fare servizio d’ordine.

La Giuria compila la classifica finale ed annuncia il vincitore: è Luigi Ganna. Arnolfo Galoppini arriva diciassettesimo. Per il cecinese è un buon risultato ed i classificati sono solo quarantanove. Potevano essere cinquanta ma Carcano viene squalificato perché ci sono testimoni che attestano che durante la terza tappa ha preso il treno di nascosto tra Civita Castellana e Pontassieve.

A Luigi Ganna consegnano 5.325 lire, Arnolfo Galoppini ne porta a casa 300. In quel periodo un operario guadagna due o tre lire al giorno, un contadino ancora meno.

Dal quel 1909 sono passati centoventidue anni ed oggi da Torino è partita l’edizione 104 del Giro d’Italia, con la carovana pronta ad accendere ancora una volta l’entusiasmo degli appassionati.

I corridori si sono sfidati in una cronometro individuale di 8,6 chilometri lungo le vie cittadine della città sabauda.

Ha vinto Filippo Ganna, alla media di quasi 59 chilometri orari. Il campione mondiale a cronometro stasera indossa così la prima maglia rosa di questa edizione, ripetendo l’esperienza dello scorso anno, quando superò tutti nella cronometro tra Monreale e Palermo.

Dietro di lui il bravissimo Edoardo Affini, staccato di dieci secondi, ed il norvegese Tobias Foss.

Il britannico Simon Yates, che in molti considerano il favorito per la vittoria finale è arrivato trentasettesimo, a trentotto secondi da Filippo Ganna.

Vincenzo Nibali si è presentato al via del Giro d’Italia nonostante una recente frattura al polso non ancora guarita che sicuramente ne condizionerà il rendimento. Lo Squalo ha stretto i denti ed ha perso quarantuno secondi. Poco meglio di lui ha fatto Egan Bernal, che cerca riscatto sulle strade italiane.

Gli altri atleti compresi nella lista dei favoriti al podio finale si sono difesi: i “wolf Deuceninck” Remco Evenepoel e Jao Almeida sono arrivati comunque nei primi dieci, il russo Aleksandr Vlasov subito dietro.

Jai Hindley, Mikel Landa, Pello Bilbao, George Bennett, Giulio Ciccone, Marc Soler, Romain Bardet fanno gruppo dietro a Vincenzo Nibali e Simon Yates.

Tutti avranno tempo per dire la loro ed onorare la Corsa Rosa, compresi i toscani Alberto Bettiol e Diego Ulissi, oggi classificati rispettivamente in dodicesima e diciassettesima posizione. Rivedere Diego Ulissi spingere con forza sui pedali è stato un piacere e di buon auspicio. I problemi cardiaci che negli ultimi mesi lo hanno tenuto lontano dalla bicicletta sono superati e certamente Diego Ulissi si farà trovare pronto nelle tappe che valorizzano le sue caratteristiche.

Domani il Giro pedalerà ancora in Piemonte, per la seconda delle ventuno tappe in programma, fino alla cronometro finale di Milano del 30 maggio.

In Toscana vedremo i Girini il 19 ed il 20 maggio, nelle tappe Perugia-Montalcino e Siena-Bagno di Romagna. Quella di Montalcino si preannuncia una tappa molto impegnativa, caratterizzata da ben trentacinque chilometri di sterrato.

Oggi le biciclette dei corridori non sono più fatte di ferraglia dal peso di quindici chili come ai tempi di Arnolfo Galoppini. La bicicletta di Filippo Ganna pesa meno di sette chili ed è elegantemente scolpita in carbonio. Anche le pesanti maglie di lana di una volta sono sostituite da avveniristici tessuti che cercano di andare d’accordo con l’aerodinamica e la fisiologia dei corridori.

Resta uguale il sudore. Resta opprimente la fatica.

Come quella prima volta di centoventidue anni fa.

Marco Burchi
© Riproduzione riservata


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