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Attualità lunedì 15 gennaio 2024 ore 19:10

Al Meyer protesi 3D riassorbibile, primi in Europa

da sinistra i dottori Martin, Facchini, Lo Piccolo e Martina Certini coordinatrice dello studio
da sinistra i dottori Martin, Facchini, Lo Piccolo e Martina Certini coordinatrice dello studio

L'innovativo intervento chirurgico d'impianto è stato condotto su adolescenti affetti da petto escavato, una malformazione della gabbia toracica



FIRENZE — Una protesi stampata in 3D completamente riassorbibile, la prima in Europa, è stata impiantata all'ospedale pediatrico Meyer di Firenze su 4 adolescenti affetti da petto escavato, una malformazione della gabbia toracica che provoca una depressione della parete anteriore.

L'innovativa tecnica è stata praticata dall’équipe di chirurgia pediatrica dell’Irccs utilizzando protesi stampate in 3D in materiale completamente riassorbibile e progettate dal laboratorio T3Ddy. Il petto escavato nella maggior parte dei casi non porti disturbi funzionali, ma viene vissuto da chi ne è affetto come un difetto estetico impattante, con ricadute psicologiche specialmente nell’età dello sviluppo.

Le prospettive, adesso, sono di utilizzare la stessa tecnica di stampa 3D anche per altre patologie, come i tumori della parete toracica.

Primi in Europa: la tecnica

È la prima volta in Europa che viene utilizzata una protesi sternale completamente riassorbibile. Per ciascuno dei pazienti la protesi è stata stampata in 3D con un particolare materiale, lo stesso del filo da sutura riassorbibile (polycapro-lattone).

Su questa 'impalcatura 3D' realizzata in materiale riassorbibile sono state innestate cellule adipose prelevate dalla coscia dell’adolescente e l’organismo ha completamente incorporato questa protesi. 

la protesi 3D

La protesi 3D

In tutti e 4 i casi, l’ultimo recentissimo, l’intervento chirurgico è durato meno di 3 ore e i pazienti, dimessi in seconda giornata post-operatoria, in meno di una settimana sono tornati alla loro vita normale senza complicazioni post-operatorie inaspettate e avendo risolto l’impatto estetico della malformazione.

La sinergia fra medici e ingegneri

Il risultato è stato centrato, spiega una nota dell'Irccs Aou Meyer, grazie alla collaborazione dei chirurghi del Meyer - guidati in sala dal dottor Flavio Facchini, specialista in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva - con T3Ddy, il laboratorio congiunto sostenuto dalla Fondazione Meyer, coordinato dalla professoressa Monica Carfagni per Unifi e dall’ingegner Kathleen McGreevy per il Meyer.

La struttura è dedicata proprio all’introduzione di tecnologie 3D altamente innovative nella pratica clinica dell’ospedale. In sala, insieme al dottor Facchini, i chirurghi pediatrici dell’équipe del professor Antonino Morabito, Alessandra Martin e Roberto Lo Piccolo, insieme ad anestesisti e infermieri formati con un corso ad hoc proprio in preparazione ad interventi di questo tipo.

In fase pre-operatoria, ingegneri e medici hanno lavorato fianco a fianco: per ciascuno dei pazienti, partendo dalla Tac gli ingegneri di T3Ddy, guidati dal professor Yary Volpe, hanno elaborato il design della protesi ottimizzando la geometria in modo tale da adattarsi alla conformazione specifica del paziente.

Quella messa a punto al Meyer è una tecnica sperimentale e i 4 casi sono inseriti in un trial che utilizza lo stesso dispositivo testato anche in un trial portato avanti su pazienti adulti presso il Princess Alexandra Hospital di Brisbane, in Australia.

Fondamentale, in questo senso, il corposo lavoro del Comitato Etico Pediatrico della Regione Toscana per arrivare all’approvazione a livello ministeriale del trial e poter cominciare lo studio, che prevede un follow up per 2 anni di tutti i casi (ne sono previsti 10 in totale).

La chirurgia toscana è già nel futuro

“Abbiamo cominciato a lavorare al futuro della chirurgia ricostruttiva: questo è un ulteriore, grandissimo passo in avanti perché al Meyer adesso la stampa 3D viene usata per la realizzazione di protesi che si integrano completamente nell’organismo, e non solo per stampare modelli preparatori o protesi 3D classiche", dice il dottor Flavio Facchini.

E aggiunge: "L’utilizzo di protesi 3D riassorbibili ha per i nostri piccoli pazienti tantissimi vantaggi: gli interventi sono meno invasivi e negli organismi non rimangono corpi estranei, riducendo i rischi di rigetto ed infezioni". 

"In un futuro prossimo - conclude - contiamo di poter utilizzare la stessa tecnica anche per la chirurgia di altre patologie, come la sindrome di Poland, i difetti della parete toracica anteriore e i tumori di quell’area”.


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