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Attualità mercoledì 21 dicembre 2022 ore 13:00

L’alta sartoria passa dalla formazione specialistica alle maison di moda

Da Modartech un contributo al segmento basilare del “Made in Italy”, apprezzato per l’altissima qualità dei materiali, eleganza e cura dei dettagli.



PONTEDERA — La sartoria è un’arte che ha origini lontane, ma che è stata tramandata nei secoli attraverso il talento di numerosi stilisti e modellisti che hanno saputo esprimersi ai più alti livelli nel settore. 

Oggi, a farsi portatrici di quei valori e di quel ‘saper fare’ sono spesso le scuole di alta moda, in grado di formare i futuri fashion designer non solo sul piano accademico, ma soprattutto sotto il profilo tecnico. Un esempio, in tal senso, è rappresentato da Istituto Modartech, scuola di alta formazione di Pontedera dalle cui aule escono ogni anno giovani di grande talento, corteggiati dalle più prestigiose maison di moda. 

Una vera e propria fucina di idee, dove si esalta il valore dell’unicità e la ricchezza di collezioni che “raccontano storie”, da portare con coraggio in giro per il mondo. Narratori di queste storie sono ragazzi come Sara Sieni, che da poco ha presentato la sua collezione “Overvision”, nata dalle riflessioni del mondo della moda post pandemia ed ispirata dall’artista contemporaneo Pierre Soulages, interprete del ritorno al funzionale, all’utilitario e al colore nero. Non per niente la personale di Sara è un’interpretazione personale tra sartoria, drappeggi e lavorazioni artigianali con rafia naturale, progettata direttamente a mano sul telaio, per proporre un intreccio unico nel suo genere. I suoi abiti non lasciano indifferenti e le sono valsi una sfilata durante l’ultima edizione della Fashion Graduate Italia di Milano, dedicata ai giovani più promettenti delle accademie di moda. Non c’è da stupirsi se nelle creazioni degli studenti di Istituto Modartech troviamo abiti dal gusto unico, collezioni frutto di accostamenti irripetibili che passano attraverso l’uso di tessuti di qualità, mixati insieme per dar vita a una vera e propria opera d’arte. 

Un altro esempio è “The train has whistled” di Matteo Testaì, che attraverso i suoi abiti racconta la sua terra di origine, la Calabria, attraverso una capsule collection che enfatizza l’artigianalità e la sartorialità tipica del Made in Italy, esprimendo il desiderio di riconnessione con la propria terra tra ricordi dei tempi passati, tradizioni religiose e culturali. Una ricca selezione di tessuti tradizionali si intreccia a ricami e sovrapposizioni in pizzi lavorati e decolorati manualmente. Capi a moulage drappeggiati si arricchiscono di vancali realizzati a telaio e accessori ricchi di dettagli in un’iconografia tradizionale che ci riporta alle origini più autentiche dell’alta sartoria. 

C’è poi la collezione “Masculotta” di Alessia Leone, ispirata da mascolinità ed emancipazione femminile, attraverso le classiche divise da lavoro maschili usate nelle autofficine, che qui vengono reinterpretate nei volumi, nei tagli e nelle lavorazioni per dire addio alle restrizioni e celebrare la parità di genere. 

Tornando alle passerelle della Fashion Graduate, anche Letizia Alosa ha presentato la sua “Lost Connection”, una collezione dove i capi e gli accessori in fresco di lana e cotone parlano di sartorialità, riciclo e sostenibilità grazie a patchwork di tessuti zerowaste e scarti di magazzino. Il risultato è una personale che rievoca il legame profondo tra uomo e natura con dettagli distintivi tra colori delicati, ricami a filo e tessuti grezzi. 

Infine, “Dreamtopia” di Elena Spedicato, fonde realtà e sogno per dare vita a proposte affascinanti e preziose che mixano capi in pura seta, pizzo e organza impreziositi da accessori con perle intrecciate a mano una dopo l’altra. L’artigianalità è senza dubbio uno dei valori portanti di ognuna di queste proposte creative, caratterizzate da sartorialità attente ai dettagli, per dare vita ad abiti senza eguali degni eredi dell’antica arte sartoriale dei grandi maestri della moda italiana.


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