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Attualità mercoledì 07 febbraio 2024 ore 16:30

Nelle carceri toscane è emergenza salute mentale

cella di un carcere

Dopo il susseguirsi di episodi di violenza nei penitenziari, prendono la parola gli psicologi. A Firenze e Livorno le situazioni più esplosive



TOSCANA — “Nelle carceri italiane c’è anche un’emergenza salute mentale. In Toscana i contesti più problematici sono le case circondariali di Sollicciano a Firenze e Le Sughere a Livorno. Oltre al dramma dei suicidi, registriamo purtroppo gesti autolesivi o eterolesivi di cui è difficile avere un numero certo”: a prendere la parola all'indomani dei disordini avvenuti nel penitenziario fiorentino e in cui due agenti sono rimasti feriti, uno in modo grave, sono gli psicologi toscani a prendere la parola sul fenomeno.

A parlare è la dottoressa Ilaria Garosi, membro del gruppo di lavoro sulla psicologia penitenziaria dell’Ordine toscano, facendo una fotografia dello stato di salute psicologica dei detenuti ma anche degli agenti di polizia penitenziaria nelle carceri toscane.

Sì perché quanto accaduto a Sollicciano è l'ultimo episodio di violenza di una serie sempre più fitta: “Il sovraffollamento dei penitenziari – dice Garosi - è un fattore che evidentemente incide in maniera negativa, così come la tipologia delle persone detenute: molti individui già problematici vengono detenuti anziché adeguatamente trattati nelle strutture sanitarie. Parliamo di casi in cui il quadro psicopatologico dovrebbe prevedere soluzioni alternative al carcere". 

Non solo: "Ci sono poi moltissimi stranieri che vivono una condizione di solitudine maggiore causata dalla non presenza dei familiari e da differenze culturali che rendono complesso l’adattamento alla vita detentiva. Ci sono persone detenute tossicodipendenti che avrebbero necessità di percorsi terapeutici esterni al carcere”, analizza ancora la specialista.

“Non tutti i suicidi sono però riconducibili a disagio mentale", continua la psicologa. Altre possibili cause di un evidente e crescente disagio psicologico possono essere connesse all’ambiente detentivo complesso o a momenti precipitanti come comunicazioni di atti giuridici o eventi collegati alla vita familiare”.

“Da non dimenticare poi la situazione degli agenti di polizia penitenziaria – dice Garosi -. Gestire detenuti con profili così fragili rappresenta in egual misura una condizione di sofferenza. Assistere a suddetti eventi critici espone le nostre forze dell’ordine a traumi psicologici e stress”.

La presidente dell'ordine toscano Maria Antonietta Gulino allarga lo sguardo ai professionisti che operano nell'universio carcerario toscano, siano essi in area sanitaria o operanti su disposizione del ministero della giustizia: "Possono offrire un contributo importante nella rilevazione dei bisogni e dei fattori di rischio e sarebbe importante quindi che il lavoro integrato che gli stessi fanno nelle equipe multiprofessionali dei vari istituti fosse valorizzato", afferma. 

Sul piano del personale prosegue invece l’esperienza portata avanti dal Centro criticità relazionali di Careggi insieme al provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria Toscana Umbria: "Aveva preso avvio proprio da una collaborazione con il nostro Ordine". 


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