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Attualità mercoledì 14 settembre 2016 ore 18:00

Fanghi nocivi, i Comuni si dichiarano parte lesa

Immagini degli spandimenti illeciti ripresi dalle telecamere

Le attività di spandimento illecite sono state sui territori di Palaia e Peccioli. Gherardini ha chiesto il blocco, Coldiretti vuole chiarezza



PALAIA — Bloccare o sospendere i decreti autorizzativi per lo spandimento dei fanghi in zona e aprire un tavolo regionale sulla questione. Queste le richieste del Comune di Palaia, mentre tutti i municipi la Valdera si compattano nel dichiararsi parte lesa, in seguito all'indagine della Guardia di Finanza che ha portato alla scoperta di un traffico illecito di rifiuti fra Toscana, Campania e Veneto e una gestione abusiva dei fanghi da depurazione in alcuni terreni a Palaia, Peccioli e Montaione.

Parte lesa, così come ha chiesto anche il gruppo d'opposizione Progetto Comune in una lettera destinata al sindaco di Peccioli al quale chiedono di "di intraprendere tutte le azioni possibili per disincentivare, per quanto nelle Sue possibilità, le aziende proprietarie di terreni agricoli, a perseguire tale pratica".

"La pratica di uso in agricoltura dei fanghi è consentita dalla legge a condizione che gli stessi, oltre che ad essere sottoposti a trattamento e concimanti, non contengano sostanze tossiche e nocive per l'uomo e l'ambiente in generale - ha spiegato il sindaco di Palaia Marco Gherardini -. Dalle notizie giunte relative all'indagine si evidenzia come alcuni fanghi spansi negli anni scorsi anche sul nostro territorio potrebbero non rispondere a queste caratteristiche".

Perciò, in attesa dell'esito delle indagini giudiziarie, l'amministrazione Gherardini ha deciso di chiedere alla Regione Toscana di bloccare o sospendere i decreti autorizzativi in atto in atto. "Fatti come questo - continua il sindaco - mettono in evidenza come l'attuale normativa sullo spandimento dei fanghi in agricoltura debba essere aggiornata e rivista. Le amministrazioni comunali al momento hanno pochissimi margini per intervenire nei confronti dei proprietari dei terreni e delle aziende". E cita il caso recente dell'annunciato spandimento di fanghi in località Pianello, che pur autorizzato non è stato effettuato proprio in virtù del forte interessamento del Comune e della ferma opposizione della popolazione.

Sulla stessa linea anche il sindaco di Peccioli Renzo Macelloni che ha inoltre ricordato l'ordinanza per la regolamentazione degli spandimenti di fanghi emessa circa due anni fa dal suo Comune. "E' stato il massimo che si poteva fare e siamo stati gli unici ad attuarlo. Con l'ordinanza abbiamo definito in maniera più stringente i tempi di spandimento, costringendo le aziende a comunicarci il giorno prima l'attività programmata. Sicuramente, proprio grazie a questo atto, negli ultimi due anni le maleodoranze sono diminuite e le aziende si sono sentite più osservate".

A chi negli anni aveva provato a richiedere l'istituzione di un regolamento comunale delle attività di spandimento di fanghi bastò il caso di Terricciola, la cui proposta venne sonoramente bocciata dal Tribunale amministrativo regionale perché tale attività di controllo per legge non compete ai Comuni.

Di comune accordo, ai sindaci dei territori dell'Alta Valdera direttamente interessati, si sono uniti tutti gli altri colleghi dell'intera Valdera che in una nota congiunta hanno scritto: "Nell'esprimere apprezzamento e gratitudine per il lavoro della magistratura e delle forze dell'ordine in merito all'inchiesta legata allo spandimento di fanghi in agricoltura che ha interessato alcuni nostri territori, tutti i sindaci della Valdera manifestano la propria volontà di attivare tutte le azioni processuali per far valere la posizione di parte offesa delle nostre comunità rispetto alla vicenda. A prescindere dalle eventuali responsabilità penali personali che saranno accertate nel procedimento specifico, e benché il procedimento autorizzatorio stia fuori dalla competenza amministrativa dei comuni - aggiungono -, i sindaci della Valdera chiedono agli enti preposti alla vigilanza della gestione dei fanghi di depurazione per lo smaltimento in agricoltura il massimo sforzo possibile per evitare che un'attività di questo tipo possa costituire un pericolo di deterioramento della qualità ambientale dei terreni agricoli coinvolti e con essi più in generale della qualità ambientale del nostro territorio. Al medesimo scopo - continuano - chiedono al legislatore di rafforzare l'apparato normativo che disciplina tale materia affinché si dotino i soggetti deputati al controllo di tutti gli strumenti giuridici per monitorare in profondità la filiera del recupero dei fanghi di depurazione in agricoltura anche al fine di prevenire illeciti e reati di carattere ambientale. Eserciteremo il nostro ruolo di sindaci di un territorio dalla indiscussa qualità ambientale in modo che i nostri cittadini ed i nostri figli possano goderne pienamente oggi ed in futuro".

Condanna dell'illegalità e richiesta di chiarezza sulla faccenda arriva anche da Coldiretti Pisa, che commenta: "L’attività dello spandimento fanghi in agricoltura è una pratica consentita e ben regolamentata. Il materiale che viene sparso deve essere accompagnato da tutta la documentazione necessaria che ne certifichi il tipo di trattamento da cui deriva il fango, da relazioni geologiche ed agronomiche che ne attestino l’idoneità dei terreni allo spandimento. Se c’è qualcuno ha sbagliato deve pagare perché qui c’è in ballo la salute dei consumatori e la credibilità di un’agricoltura responsabile, consapevole e sana. E su questi aspetti non ci possono essere ne omissioni ne sconti. Coldiretti sarà al fianco delle aziende agricole danneggiate da questa vicenda qualora si confermasse la loro completa estraneità".


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