Senza soldi rischia anche il volontariato

Secondo una ricerca commissionata dal Cesvot, il 50% delle organizzazioni basa la propria attività sui fondi pubblici che arrivano però col contagocce

FIRENZE — Il modello di finanziamento delle associazioni di volontariato è in crisi, mentre i compiti che le istituzioni pubbliche stanno delegando ai volontari sono sempre di più.

Per questo il mondo dell'associazionismo è in allerta, come testimonia la ricerca condotta dall'università di Pisa su 1.721 organizzazioni di volontariato della Toscana, ovvero il 52% del totale.

Nel 2015, secondo il professor Andrea Salvini, referente della ricerca, il 42,6% delle organizzazioni negli ultimi 5 anni, ha visto diminuire i fondi disponibili.

"Sicuramente il tema delle minori risorse ha colpito fortemente negli ultimi cinque anni nel nostro Paese e anche nella nostra regione - ha spiegato il direttore del Cesvot Paolo Balli -. A quella che è stata la crisi finanziaria si è aggiunta anche la specificità della fondazione Monte dei Paschi e delle difficoltà che ha incontrato. Faccio presente che la fondazione Monte dei Paschi versava una quantità di utili e contributi non soltanto al volontariato senese, ma anche al volontariato dell'intera regione. Questo ha rappresentato una difficoltà nella difficoltà'".

Da qui il doppio invito del presidente del Cesvot Federico Gelli. Il primo a chi dirige le organizzazioni a cercare nuovi modi di finanziamento basati sulla partnership con il privato, dall'altro ai senatori.

A questi ultimi Gelli ha chiesto di approvare al più presto, subito dopo la legge di stabilità, la riforma del terzo settore, in modo da dare nuova linfa al volontariato.

C'è poi un altro problema secondo quanto rivela la ricerca: il 34,5% delle associazioni ha lamentato il contraccolpo degli effetti congiunturali negativi, in particolare l'aumento delle pressione delle aspettative istituzionali pubbliche sul ruolo del volontariato in quanto gratuito nella copertura delle attività di welfare territoriale.

Non solo, i volontari continuativi, specialmente i giovani, sono in leggero calo, mentre le organizzazioni lamentano un incremento dei vincoli burocratici.

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