Attualità mercoledì 07 settembre 2022 ore 18:45
Addio Polpetta, il cane da pet therapy del Meyer
Il barboncino che aiutava i bambini nelle terapie è scomparso, lo ha annunciato l'associazione Antropozoa che collabora con il Meyer di Firenze
FIRENZE — Polpetta non c’è più, il barboncino dell’associazione Antropozoa era una figura abituale nell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze all’interno degli interventi assistiti con gli animali.
“Da poche ore si è diffusa la notizia e siamo stati letteralmente travolti da messaggi, pensieri, ricordi, fotografie - racconta Francesca Mugnai, presidente di Antropozoa, esperta in interventi assistiti con gli animali e che viveva da sempre con Polpetta nella fattoria socioterapeutica di Antropozoa -. Abbiamo capito che il nostro Popi non ha lasciato solo un immenso vuoto in noi, la famiglia con cui è cresciuto in ogni momento di questi 12 anni. Polpetta ha lasciato un vuoto in tantissime persone che ha incontrato nel suo cammino negli ospedali, nelle carceri, nelle scuole, nelle residenze per anziani. Ovunque entrava, lasciava un segno nel cuore e nella memoria”.
Come i suoi colleghi a quattro e due zampe di Antropozoa, Polpetta aveva lo status di operatore sociale, amato da grandi e piccini gli bastava buttarsi a terra a pancia all’aria per conquistare tutti.
“La sua assenza, come quella dei cani che hanno preceduto Polpetta e che non ci sono più – dice Mugnai - ci fa riflettere sul lutto dell’animale che ha una funzione pubblica. Si crea un senso di amicizia che va oltre la frequentazione, diventa un “parente di tutti” e parte di una famiglia talmente allargata da non avere un numero precisabile di componenti. Polpetta è entrato in una memoria collettiva legata alla sanità e alle esperienze relazionali e educative che ha avuto. È come quando muore un personaggio noto: dispiace, anche se magari non l’hai conosciuto. Così il cane di pet therapy o che ha comunque una funzione sociale: lascia dietro sé qualcosa di più di un vuoto. Lascia un senso di gratitudine per quello che ha fatto nella sua vita, di rispetto, di nostalgia. Perché ha un ruolo. E quel ruolo va oltre la distinzione tra umano e animale”.
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