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Attualità venerdì 11 agosto 2017 ore 11:42

​Gli alieni dei mari che invadono i porti toscani

Chiglia di una barca incrostata da una specie aliena di origine caraibica

Un team dell'Università di Pavia ha dimostrato la diffusione di specie esotiche con la navigazione da diporto. Le analisi anche a Livorno e Viareggio



PAVIA — Che da un pezzo a questa parte nei nostri mari siano presenti specie esotiche o 'aliene' è ormai un fatto riconosciuto anche perché si tratta di uno dei principali fattori che provocano l'alterazione degli ecosistemi marini. Proprio l'urgenza del problema ha stimolato lo studio del team dell'Università di Pavia che ha permesso di scoprire un vettore finora non considerato attraverso il quale queste specie si diffondono: la navigazione da diporto. Del team fanno parte Jasmine Ferrario, Sarah Caronni, Anna Occhipinti-Ambrogi e Agnese Marchini, membri della Società Italiana di Biologia Marina, che si occupano da anni di studiare le specie aliene nei mari Italiani. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista 'Biofouling'.

Le analisi condotte dalle ricercatrici si sono concentrate sugli organismi che incrostano le banchine di cinque grandi porti lungo la costa toscana, sarda e ligure, cioè Genova, La Spezia, Livorno, Olbia e Porto Torres e di altrettante mete turistiche nei loro dintorni, vale a dire Santa Margherita Ligure, Lerici, Viareggio, Porto Rotondo e Castelsardo. I risultati della ricerca hanno dimostrato che non sono soltanto le zavorre delle navi, gli acquari privati o gli impianti di acquacoltura ad aver provocato l'immissione degli 'alieni' nei mari italiani in tempi recenti. Tra gli imputati ci sono anche le chiglie delle navi che arrivano nei grandi porti. L'idea delle ricercatrici è stata proprio che questi porti e le marine turistiche, frequentati da yacht e barche a vela, fungessero anche da destinazione delle specie esotiche. I risultati finali dello studio sono andati anche oltre le aspettative: alcune marine turistiche, infatti, abbondano più del previsto di specie aliene dalle origini più svariate, come Nord America, Giappone, Galapagos. L'aspetto sorprendente della ricerca è che alcuni alieni mai registrati prima d’ora in Mediterraneo non sono stati osservati nei grandi porti, ma solo nelle marine.

Vero è, spiegano le studiose, che sono le specie di grosse dimensioni quelle più pericolose per l'uomo, come meduse e pesci velenosi. Resta comunque il fatto che anche le specie che incrostano le chiglie delle barche sono da considerarsi ospiti non desiderati per la loro capacità di modificare l'ambiente in cui si vengono a trovare.

I risvolti della scoperta, oltre che scientifici, sono anche di tipo amministrativo. Se infatti in alcuni Paesi come l'Australia o la Nuova Zelanda, spiegano ancora le ricercatrici, è tassativamente vietato entrare in un porto con lo scafo incrostato di organismi, in Europa non esiste al momento una simile legislazione. Da qui l'invito a promuovere in chi naviga comportamenti virtuosi che contrastino la diffusione di specie aliene nocive. Un accorgimento, ad esempio, potrebbe essere la pulizia frequente dello scafo. 


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