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Attualità venerdì 09 febbraio 2018 ore 11:10

"Appalti a società sull'orlo del fallimento"

Fattori (Sì Toscana a sinistra) e Ricci (Prc): "Siamo stanchi del continuo libro dei sogni che ci regalano le amministrazioni locali"



FIRENZE — Il consigliere regionale di Sì-Toscana a Sinistra Tommaso Fattori, e il consigliere comunale a Pisa per Prc-Una Città in Comune Marco Ricci mettono in discussione le reali possibilità di realizzazione di alcuni grandi progetti che riguardano la città toscana.

“L’aggiudicazione provvisoria del bando per il terzo lotto del nuovo ospedale di Pisa è andata a Inso, controllata da Condotte che il 18 gennaio scorso ha visto accogliere dal tribunale di Roma la propria istanza di concordato preventivo - scrivono in una nota Fattori e Ricci - Altro aspetto che giudichiamo molto grave sono le reali regole per l’acquisto del vecchio Santa Chiara, che comportano un impegno minimo concreto di appena dodici milioni di euro da parte del contraente".

“Per quanto riguarda le imprese c’è da mettersi le mani nei capelli - proseguono Fattori e Ricci - Nei prossimi anni, a quanto pare, avremo nuovamente a che fare con Inso, controllata da Condotte, triste protagonista, per restare in ambito pisano, della vicenda del people mover. Ma, addirittura, dobbiamo sottolineare come il tribunale di Roma abbia poche settimane fa accolto la richiesta di concordato preventivo presentata da Condotte! Come si può affidare un appalto del genere ad una società chiaramente sull’orlo del fallimento? C’è poi il Consorzio Integra, legato a doppio filo a Consip e che rappresenta un’operazione di restyling delle vecchie cooperative ‘rosse’: tra i suoi consulenti si distingue il fratello di Maria Elena Boschi, Emanuele, secondo ricostruzioni della stampa, mai smentite. E infine vi è Gemma spa, che vanta nel suo curriculum numerose inchieste aperte, tra cui quella recentissima per la metropolitana di Latina.”

“Troviamo poi scioccante l’operazione Santa Chiara: era stato annunciato che condizione per aggiudicarsi l’appalto sarebbe stato l’acquisto del vecchio ospedale per riqualificarlo e integrarlo nel piano Chipperfield - scrivono ancora i due consiglieri - C’è da scommetterci che non sarà così. Non solo non è prevista alcuna penale in caso di rinuncia al progetto, ma alla parte privata si chiede solamente un contatto preliminare di compravendita, con un deposito del 10 per cento dei 122 milioni previsti. Quindi, con appena 12 milioni di impegno effettivo, il privato potrebbe sfilarsi in qualunque momento dagli obblighi sul Santa Chiara. Nella migliore delle ipotesi, invece, il privato, potrebbe acquisire via via pezzi del vecchio ospedale, procedendo per lotti. In caso contrario, tutto rimarrà sul groppone dell’Asl. Vogliamo scommettere come andrà a finire?”.

“Siamo stanchi del continuo libro dei sogni che ci regalano le amministrazioni locali - concludono Fattori e Ricci - Non vogliamo guardare solo il lato cattivo della vicenda, vorremmo semplicemente che l’amministrazione comunale e quella regionale assolvessero in primo luogo al loro compito di garanti e sorveglianti dei beni pubblici e dell’interesse comune. E invece assistiamo ad un arretramento del pubblico in favore del privato in termini persino superiori a quelli previsti dalle già pessime operazioni in project financing”.


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