Attualità mercoledì 30 novembre 2016 ore 09:34
Il presidente di tipografi e grafici parla aretino
Incarico nazionale in seno alla Confartigianato per Maurizio Baldi. "Abbiamo fatto un bel lavoro di squadra. Ecco le sfide che ci aspettano"
AREZZO — Maurizio Baldi è il nuovo presidente nazionale della Federazione Grafici e Tipografi di Confartigianato.
E’ stato eletto ieri sera a Roma, all’unanimità, per acclamazione, nella sede di Confartigianato.
Titolare della tipografia La Zecca, con sede a Levane, Baldi ha raggiunto, ad appena 46 anni, il vertice nazionale della categoria, oltre a ricoprire gli incarichi di presidente regionale e provinciale, e di presidente della Consulta delle categorie di Confartigianato Arezzo. E’ anche presidente di zona per il Valdarno.
“Sono estremamente contento – dice – perché l’aver raggiunto questo traguardo, per di più all’unanimità, significa aver lavorato bene. Abbiamo fatto un bel lavoro di squadra e questo ci ha premiato – continua – ma quello che ci aspetta è davvero difficile, perché la categoria sta affrontando un cambiamento epocale.
E’ un momento di crisi e di cambiamento – continua Baldi – che il nostro settore non ha mai vissuto fin dai tempi di Gutemberg. Basta pensare, per dare un solo dato che riguarda il comparto tipografia, che il calo dell’uso di carta patinata nel corso degli ultimi 7 anni è superiore al 50%. Oggi gran parte di quello che era stampa di volantini, brochure, ecc. è andato su internet e questo ha provocato la chiusura di molte aziende. Molte altre invece – continua Baldi – per non chiudere e non mandare via i dipendenti, che in una azienda artigiana sono persone con le quali condividiamo la vita per anni, hanno abbassato i prezzi al punto da non rientrarci più e contemporaneamente hanno drogato il mercato, innescando un circolo vizioso che disorienta perfino i clienti. Altre imprese invece – prosegue Baldi – si sono riconvertite al packaging, un settore che mostra timidi segnali di ripresa, ma come tutte le conversioni, non si tratta di un percorso semplice”.
L’elemento umano è una delle maggiori incognite in questo percorso. “Non è facile – spiega Baldi – per una persona che ha sempre fatto il tipografo riciclarsi in un’altra attività quando ormai ha raggiunto la maturità degli anni. Ma lo stesso ragionamento – continua – vale per i grafici, che erano prevalentemente cartacei e oggi si ritrovano a fronteggiare il web, con la costruzione di siti internet, i social network e il visual marketing. Le persone che hanno vissuto un’altra epoca hanno difficoltà a rapportarsi con questi media, comunque il loro approccio non è quello di un nativo digitale. Ma non possiamo mica licenziarli e al loro posto assumere giovani!”
Uno dei pilastri del suo impegno Baldi lo identifica nella formazione, che considera fondamentale per aiutare le aziende ad affrontare le nuove sfide. “Vorrei anche che le altre aziende del comparto mi dessero i loro suggerimenti, in modo da portare avanti le iniziative più utili per affrontare la crisi, che vede aperti molti fronti di impegno. Fra questi c’è anche la burocrazia, in un settore in continua e rapida evoluzione. Un esempio? Ci abbiamo messo un sacco di tempo per enucleare una nuova figura professionale per il contratto di lavoro, quando ci siamo arrivati era già vecchia.”
Infine l’impegno ambientale con le certificazioni FSC. “Vuol dire – conclude Baldi – usare carta certificata, che viene da foreste controllate, dove per un albero abbattuto se ne ripiantano altri 7. Così abbiamo carta vergine e bianca senza usare cloro. Ma tutto questo ha un costo, e oggi anche le forniture pubbliche non chiedono più carta certificata FSC, perché c’è la crisi. Così le aziende hanno sostenuto uno sforzo e costi rilevanti per un prodotto che nessuno vuole e che si è costretti a svendere”.
Baldi conclude la sua carrellata di temi di impegno con i costi di spedizione, troppo alti, e con la necessità di difendere il made in Italy e il lavoro. “Se vogliamo difendere l’occupazione – conclude – dobbiamo impegnarci molto su questo fronte, facendo in modo che le aziende non vadano a rifornirsi all’estero, dove la manodopera costa pochi euro all’ora, ma con conseguenze immaginabili sul lavoro in Italia”.
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