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venerdì 06 dicembre 2024

NEURONEWS — il Blog di Alberto Arturo Vergani

Alberto Arturo Vergani

Dopo la laurea in scienze cognitive a Milano e il dottorato in informatica e matematica a Varese, vince una posizione a Londra finanziata dal progetto europeo The Human Brain Project (HBP) e poi a Marsiglia, finanziata dall’agenzia nazionale della ricerca francese (ANR Horizontal- V1). Attualmente è ricercatore in neuroscienze presso il laboratorio di Neuroingegneria Computazionale dell'Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Tra i suoi temi di ricerca ci sono le patologie neurodegenerative (Alzheimer e Parkinson) e i disordini del neurosviluppo (autismo), che studia mediante le metodologie proprie del calcolo scientifico: simulazione, modellizzazione e analisi avanzata di segnali biologici.

​Quando ad emozionarci è la musica dal vivo

di Alberto Arturo Vergani - lunedì 18 marzo 2024 ore 10:00

Il Polar Music Prize è un prestigioso premio conferito annualmente dal Re di Svezia, che viene spesso paragonato al Premio Nobel ma per la musica. Nel corso degli anni è stato consegnato a figure e istituzioni di spicco che hanno fatto contributi eccezionali, come Paul McCartney, Patti Smith, Bob Dylan, Stevie Wonder, Ray Charles, Metallica, e altri. Quest'anno, il 12 marzo, il premio è stato assegnato a Nile Rodgers, noto cantautore compositore, produttore, arrangiatore e chitarrista nonché cofondatore dei CHIC, e a Esa-Pekka Salonen, rinomato direttore d'orchestra e compositore.

Questi artisti musicali, come altri di grande spessore, devono il loro lavoro alla capacità intrinseca del cervello umano di poter apprezzare un contenuto musicale. Infatti, la musica è anche nota come linguaggio universale, cioè un codice di comunicazione subsimbolico capace di stimolare in modo diretto il nostro stato mentale, come ad esempio evocando specifiche emozioni.

A tal fine, nonostante resti ancora poco chiaro ciò che accade a livello neurale durante l'ascolto musicale, le neuroscienze affettive stanno emergendo come un campo di ricerca specializzato nel comprendere il legame tra il cervello e le emozioni suscitate dalla musica.

Fino a poco tempo fa, la maggior parte degli studi sulla relazione tra musica e risposta emotiva si era concentrata sull'analisi di registrazioni digitali del suono, tralasciando così di cogliere appieno la complessità delle emozioni suscitate durante le esibizioni dal vivo. È chiaro che partecipare a un concerto offre un'esperienza psicologica notevolmente diversa rispetto all'ascolto tramite supporti come cuffie o altoparlanti. Tuttavia, rimane ancora da comprendere quali siano i meccanismi psicofisiologici che sottendono a questa diversità esperienziale.

Un recente studio condotto dall'Università di Zurigo (Trost et al., 2024) ha voluto esplorare proprio questo ambito, indagando come la musica eseguita dal vivo possa influenzare in modo più profondo il nostro cervello rispetto alla musica registrata.

I ricercatori hanno sviluppato un sistema di neurofeedback per mettere in comunicazione gli ascoltatori e i musicisti. Utilizzando la risonanza magnetica funzionale, hanno monitorato in tempo reale l'attività dell'amigdala, una regione del sistema limbico coinvolta nelle emozioni. I musicisti, pianisti nello studio, potevano vedere l'attività dell'amigdala dei loro ascoltatori mentre suonavano, così da avere la conoscenza diretta dell'esperienza emotiva degli ascoltatori. Per confronto, agli ascoltatori è stata proposta anche la registrazione digitale della musica suonata.

I risultati hanno evidenziato che la musica eseguita dal vivo ha stimolato non solo un'attività più intensa nell'amigdala degli ascoltatori, ma anche un'ampia rete neurale coinvolta nell'interpretazione emotiva della musica. Questa rete comprende l'ippocampo, associato al richiamo delle connessioni musicali e alla valutazione estetica, lo striato ventrale per l'elaborazione della gratificazione musicale e la corteccia uditiva per l'analisi del suono e l'integrazione delle informazioni emotive durante l'ascolto della musica dal vivo. Inoltre, questa rete estesa ha coinvolto anche il solco intraparietale come elaboratore del flusso uditivo e la corteccia frontale laterale destra per il monitoraggio delle variazioni sonore e le valutazioni emotive dei suoni.

Ai pianisti è stato chiesto di eseguire sia brani musicali piacevoli che sgradevoli, e le differenze psicoacustiche tra i due tipi di musica sono state associate a correlati fisiologici distinti. In particolare, è emerso che la musica sgradevole è stata codificata dal cervello come uno stimolo avversivo, coinvolgendo principalmente lo striato ventrale e il nucleo talamico del pulvinar, con una minore attivazione dell'amigdala. D'altra parte, la musica piacevole è risultata maggiormente associata all'attivazione sia dell'amigdala che dell'ippocampo.

In conclusione, lo studio ha evidenziato in che modo la musica eseguita dal vivo ha un impatto più profondo sul nostro cervello rispetto alla musica registrata. Ciò sottolinea l'importanza e l'unicità delle esperienze musicali live nel modulare le nostre risposte emotive. Questi risultati potrebbero influenzare i trattamenti terapeutici che coinvolgono la musica dal vivo, utilizzati nei casi di alcune patologie psichiatriche legate ai disturbi emotivi come depressione (Tang et al, 2020) ed ansia (Lu et al, 2021). Inoltre, sono presenti prove nella letteratura scientifica degli effetti terapeutici della musica in patologie neurologiche di tipo cognitivo come la demenza (Matziorinis et al 2022) e motorie come il morbo di Parkinson (Machado Sotomayor et al 2021), così come nei disturbi dello spettro autistico (Marquez-Garcia et al 2021).

Riferimenti

● Lu, G., Jia, R., Liang, D., Yu, J., Wu, Z., & Chen, C. (2021). Effects of music therapy on anxiety: A meta-analysis of randomized controlled trials. Psychiatry research, 304, 114137.

● Machado Sotomayor, M. J., Arufe-Giráldez, V., Ruíz-Rico, G., & Navarro-Patón, R. (2021). Music therapy and Parkinson’s disease: A systematic review from 2015–2020. International Journal of Environmental Research and Public Health, 18(21), 11618.

● Marquez-Garcia, A. V., Magnuson, J., Morris, J., Iarocci, G., Doesburg, S., & Moreno, S. (2021). Music therapy in autism spectrum disorder: A systematic review. Review Journal of Autism and Developmental Disorders, 1-17.

● Matziorinis, A. M., & Koelsch, S. (2022). The promise of music therapy for Alzheimer's disease: A review. Annals of the New York Academy of Sciences, 1516(1), 11-17.

● Tang, Q., Huang, Z., Zhou, H., & Ye, P. (2020). Effects of music therapy on depression: A meta-analysis of randomized controlled trials. PloS one, 15(11), e0240862.

● Trost, W., Trevor, C., Fernandez, N., Steiner, F., & Frühholz, S. (2024). Live music stimulates the affective brain and emotionally entrains listeners in real time. Proceedings of the National Academy of Sciences, 121(10), e2316306121.

Alberto Arturo Vergani

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