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Cronaca mercoledì 01 febbraio 2017 ore 13:50

Regolamento di conti finisce nel sangue

Un commando armato di manganelli e coltelli ha aggredito un bulgaro residente a Marina di Campo davanti alla compagna incinta. Cinque arresti



CAMPO NELL'ELBA — Il placido inverno elbano è stato sconvolto da un episodio di violenza e sangue dai contorni ancora poco chiari ma sulla cui gravità gli inquirenti non hanno dubbi.

Un agguato in piena regola, avvenuto intorno alle 18 di lunedì 30 gennaio, realizzato da una banda di cinque persone che, armati di manganelli e coltelli, ha aggredito un 30enne bulgaro, D.M. le iniziali, ma residente a Marina di Campo da molti anni procurandogli ferite lacero contuse alla testa e al corpo diagnosticate in 25 giorni di prognosi. 

Al terribile spettacolo ha assistito impotente la compagna, una giovane portoferraiese, incinta di 6 mesi, ai quali sono stati dati 10 giorni di prognosi per lo spavento nel vedere il padre del bambino non ancora nato, ridotto a una maschera di sangue.

L'uomo è stato attirato nella trappola dalla chiamata di un amico, G.G. 27anni originario di Napoli ma anche lui residente a Campo nell'Elba, e che ora si trova agli arresti domiciliari con l'accusa di concorso in aggressione. Ai Carabinieri che lo hanno prelevato ha dichiarato di essere stato costretto a fare quella telefonata sotto la minaccia armata del resto della banda.

La coppia è quindi giunta in località La Foce, nella zona buia e di questi tempi deserta dei campeggi convinti di trovare l'amico in difficoltà ma quando D.M. è uscito dall'auto è stato immediatamente assalito dagli altri quattro componenti del commando. Inutile la fuga verso la spiaggia, l'uomo è stato raggiunto e sommerso di percosse che lo hanno lasciato cosciente ma coperto di ferite e lividi.

Ad avventarsi su di lui sono stati altri due residenti campesi, B.M.H tunisino di 32 anni e D.S.R, palermitano di 46 anni, e una coppia di mercenari kosovari giunti sull'isola con il preciso incarico di partecipare e portare a termine il pestaggio.

Il primo è L.V., 28 anni, clandestino proveniente da Reggio Emilia, mentre il secondo è G.B., 40 anni, già oggetto di un procedimento di espulsione dal comune di Corsico e rientrato illegalmente in Italia. A suo carico verrà avviato un nuovo procedimento di espulsione. Tutti e quattro, sia i due elbani che i due kosovari, hanno precedenti penali specifici.

Terminato il pestaggio il gruppo si è sciolto: l'amico che ha avuto funzione di esca è rimasto sul posto mentre B.M.H è tornato verso la sua abitazione di Cavoli dove è stato poi raggiunto e prelevato dagli uomini dell'Arma. Una seconda auto, con i due kosovari e D.S.R, scappano verso Portoferraio con il chiaro intento di lasciare immediatamente l'isola.

Una coppia di turisti, passando, si accorgono della scena e danno l'allarme che viene immediatamente girato alla pattuglia dei Carabinieri di Campo nell'Elba che in pochi minuti raggiungono La Foce. 

La vittima è ancora cosciente e riesce ad identificare alcuni componenti della banda. Scatta quindi l'inseguimento e l'auto degli aggressori viene riconosciuta sulla strada provinciale Capannone e pedinata fino alla zona portuale dove l'italiano scende per acquistare i biglietti per il traghetto.

Mentre alcuni militari fermano i due kosovari ancora in auto, altri prelevano l'uomo alle biglietterie. Dalle perquisizioni vengono rinvenuti 2.500 euro in contanti, secondo l'italiano destinati a una vacanza con i due amici, e diverse armi tra cui i manganelli usati nell'aggressione e una coppia di coltelli.

Riunita la banda nella caserma di Portoferraio il giudice ha disposto per tutti e quattro l'arresto con la conduzione nel carcere di Livorno e la misura cautelare degli arresti domiciliari per il quinto. Per loro l'accusa di rapina e lesioni personali gravi.

"Le cause sono in corso d'accertamento, non escludiamo che ci sia una storia pregressa che ha originato il fatto violento - ha dichiarato il Comandante della Compagnia elbana Antimo Ventrone - sicuramente sono episodi che scuotono la comunità ma questa è la dimostrazione che l'Arma dei Carabinieri è presente e reattiva sul territorio.

La dislocazione territoriale è concentrata nel versante occidentale, è lì che si stanno focalizzando le indagini per capire le origini dell'aggressione e della rapina. E' molto probabile che ci siano altri soggetti coinvolti e le indagini stanno andando avanti mentre parliamo".

L'organizzazione messa in campo per portare a termine il disegno criminoso fa pensare che l'azione non sia improvvisata ma che si tratti di una struttura più complessa: "I soggetti chiamati sono arrivati sull'Elba già muniti degli strumenti per aggredire - commenta ancora Ventrone - difficilmente si può parlare di legami con associazioni criminali ma non escludiamo nulla, il fenomeno è importante e merita la giusta attenzione".

Luca Lunedì
© Riproduzione riservata


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Regolamento di conti finisce nel sangue - Comandante Antimo Ventrone
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