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​L’imbroglio e le conseguenze dell’uranio impoverito

di - sabato 25 marzo 2023 ore 09:00

Mentre l’Italia è impegnata ad inseguire, nell’intero globo terracqueo, gli scafisti e chi per soldi affitta il proprio utero, il contrasto al riscaldamento globale (cioè a siccità, desertificazione ed aumento esorbitante del costo degli alimenti), che dovrebbe essere priorità, resta sullo sfondo: è facile prevedere un’estate di fuoco.

Anche sul fronte della guerra ci sono le premesse per un’estate di fuoco, con la soluzione finale di una guerra che non può essere vinta, ma può essere solo persa (dall’Ucraina per morti e distruzioni, dall’Europa per la catastrofe economica, dall’Africa per la fame e la sete). E tra le “nuove armi” c’è una “vecchia arma”: già nel 2007 il Comitato per il disarmo dell’Onu approvò, in base a una mozione promossa dall’Indonesia, una bozza di risoluzione che conteneva - non la messa al bando l’uranio impoverito - la “preoccupazione” per gli effetti del suo uso; furono favorevoli 122 Stati (tra cui l’Italia), mentre 35 Stati si astennero e 6 votarono contro (Usa, Regno Unito, Francia, Olanda, Repubblica Ceca e Israele). L’uranio impoverito non è perciò vietato, ma è stato tacitamente usato nelle varie guerre.

Ma che cos’è l’uranio impoverito? È un sottoprodotto del processo di arricchimento dell’uranio naturale, che è composto da tre isotopi. Per essere utilizzato come carburante per le centrali nucleari o per le armi nucleari, l’uranio deve essere “arricchito”, cioè il livello di concentrazione dell’isotopo più reattivo, l’uranio-235, deve essere aumentato; si ottengono così l’uranio arricchito e l’uranio impoverito, costituito soprattutto da uranio-238 e da poco uranio-235. L’uranio impoverito è ancora radioattivo e viene utilizzato per alcuni scopi “civili” (contrappeso in aerei e navi, canne da pesca, racchette da tennis), ma è considerato soprattutto un rifiuto tossico, che deve essere gestito e smaltito in modo sicuro per evitare danni ambientali e per la salute umana.

L’uranio impoverito è considerato tossico per la salute di persone che sono esposte ad esso. L’esposizione può avvenire attraverso l’inalazione di polveri contenenti uranio impoverito o attraverso il contatto diretto con la pelle o gli occhi. Può anche contaminare l’acqua potabile o il cibo, ad esempio attraverso l’agricoltura in aree vicine alle installazioni militari o nucleari che utilizzano l'uranio impoverito.

È stato dimostrato che l’esposizione agli ossidi di uranio per inalazione o ingestione induce effetti cancerogeni e teratogeni in studi su animali non umani in vivo. Dopo l'assorbimento, gli ossidi di uranio vengono metabolizzati in ioni uranile che si legano prontamente con altre molecole, incluse proteine e bioligandi, e vengono trasportati in tutto il corpo attraverso la circolazione sistemica. La maggior parte dell’uranio assorbito viene escreto nelle urine entro 24 ore, ma quello che rimane viene immagazzinato nelle ossa, nei reni e nel fegato. L'uranio è anche in grado di attraversare la barriera emato-encefalica e la barriera placentare. Una volta assorbito, l’uranio aumenta la presenza di specie reattive dell'ossigeno, rompe i filamenti di DNA e altera l'espressione genica portando a effetti clinici avversi. Gli scenari di esposizione cronica espongono le popolazioni locali a un rischio maggiore di effetti avversi sulla salute rispetto alle popolazioni di veterani. Secondo l'OMS, i bambini potrebbero essere maggiormente a rischio di esposizione per ingestione dovuta al trasferimento dalla mano alla bocca di polvere e particelle di ossido di uranio. Altri gruppi vulnerabili includono lavoratori di rottami metallici e civili che vivono vicino ad aree altamente contaminate.

Esso emette soprattutto particelle alfa, ad alta energia, che possono penetrare nella pelle e nei tessuti del corpo umano danneggiando le cellule ed aumentando il rischio di cancro (tra cui, secondo una review del 2018, leucemia/linfoma, cancro del polmone, cancro della cervice uterina, cancro della mammella, cancro della vescica e cancro del testicolo), malattie respiratorie, malattie immunitarie. Può anche causare insufficienza renale e danneggiare il sistema nervoso centrale. Inoltre, è stato associato a un aumento del rischio di malformazioni congenite e di altri problemi di sviluppo nei bambini. Può avere effetti negativi sull’ambiente (è considerato un metallo pesante e un inquinante ambientale) e contaminare le acque sotterranee, le acque superficiali, il suolo e l’aria. Le nano-particelle rilasciate nell’ambiente possono essere trasportate dal vento e dall’acqua per lunghi tragitti. Può avere effetti negativi sulla fauna selvatica e sulla vegetazione: causa danni ai tessuti vegetali e riduce la capacità di riproduzione e di crescita delle piante. Inoltre, può accumularsi nei tessuti degli organismi viventi, aumentando il rischio di contaminazione e avvelenamento.

Quando le munizioni contenenti uranio impoverito vengono utilizzate, il metallo, per la sua capacità di prendere fuoco all’impatto generando altissime temperature, si disintegra in nano-particelle che possono essere inalate o ingerite dalle persone e possono contaminare l'ambiente circostante. Queste particelle possono rimanere nell’ambiente per un lungo periodo di tempo, aumentando il rischio di esporre la popolazione a sostanze radioattive nocive per la salute. Quale governo accetterebbe che la salute dei propri cittadini e del proprio territorio sia fatta ammalare con le armi che lo stesso governo importa? Il governo ucraino! A ciò si aggiunga il possibile inquinamento dei prodotti alimentari ucraini che sono esportati a mezzo mondo (tra cui l’Italia!).

Un altro paradosso è che l’uso di uranio impoverito avviene in Stati, nei quali gli strumenti di imaging per la diagnosi precoce sono scarsi e la terapia anti-tumorale è impossibile perché costosa: una review (“Cancer diagnosis in areas of conflict”) sottolinea che solo i malati di tumore ricchi di Iraq, Siria, Yemen e Sudan, potendo viaggiare verso paesi ricchi, possono avere una diagnosi precoce; per gli altri ci sono, solo talora, una diagnosi tardiva e, spesso, una morte senza cure.

Ma torno ai fatti. Il governo conservatore britannico, guidato da un miliardario indiano, ha annunciato che, per “aiutare” il popolo ucraino, sta inviando proiettili con uranio impoverito, che sono in grado di perforare i carri armati e che possono essere sparabili da cannoni ed aerei (anche per questo il governo ucraino chiederebbe aerei!); uranio impoverito c’è, d’altra parte, pure nelle corazze dei carri armati Abrams, promessi dagli USA al governo ucraino. Putin ha colto al balzo l’annuncio britannico per paventare l’escalation nucleare, come se lui non abbia mai usato l’uranio impoverito.

L’uranio impoverito è stato utilizzato in diverse guerre e conflitti armati nel corso degli anni, incluso il conflitto in Ucraina e le “guerre pacificatrici” della NATO: le munizioni contenenti uranio impoverito sono state utilizzate anche nella guerra del Golfo, nella guerra in Bosnia, nella guerra in Kosovo e nella guerra in Afghanistan.

La “sindrome del Golfo” è una condizione medica che è stata segnalata da alcuni veterani della Guerra del Golfo del 1991. I sintomi della sindrome del Golfo possono includere affaticamento, mal di testa, dolore muscolare e articolare, disturbi gastrointestinali, problemi cognitivi e una serie di altri sintomi. L’uranio impoverito sarebbe la causa di questa sindrome, ma, come è successo per le sigarette, il negazionismo della scienza ufficiale impera e studi seri sull’argomento non sono stati fatti, anche perché gli effetti dell’uranio impoverito possono manifestarsi, come avviene per i tumori da amianto, anche dopo dieci-venti anni: la ricerca finanziata dal governo degli Stati Uniti ha negato i rischi per la salute posti dall’uranio impoverito per la popolazione irachena.

Ci furono poi le “sindromi dei Balcani” (il Presidente del Consiglio italiano era Massimo D’Alema e il suo vice era Sergio Mattarella): l’aumento dei tumori in Serbia verificatosi dopo il 1999 è stato ricondotto ai pesanti bombardamenti, anche con uranio impoverito, che furono effettuati da Usa e Nato e che misero fine alla guerra del Kosovo. Nel 2018 il presidente serbo Vucic ha istituito una commissione d’inchiesta sulle responsabilità della Nato e davanti all’Alta Corte di Belgrado si discute dei primi ricorsi di civili e militari, che chiedono risarcimenti e cercano di trascinare in giudizio la Nato, che però si oppone. E gli italiani? Le Commissioni d’inchiesta del Parlamento italiano in merito all’uso di uranio impoverito nelle guerre jugoslave hanno contato oltre 8.000 militari ammalati di tumore e oltre 400 deceduti per l’esposizione radioattiva nel corso delle missioni in Bosnia, e Iraq; è notevole il fatto che solo la magistratura italiana, dopo venti anni di catenaccio del Ministero della Difesa, ha riconosciuto il rapporto causa-effetto tra uranio impoverito e tumori ed ha condannato lo Stato.

Ci fu poi la Seconda guerra del Golfo del 2003: dopo la presa di Baghdad e l’impiccagione di Saddam fu necessario ripulire centinaia di siti colpiti da proiettili all’uranio impoverito.

Ci fu poi la guerra in Siria… Ed ora l’Urania!