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Attualità venerdì 13 marzo 2020 ore 15:27

Coronavirus, 138mila lavoratori a casa

Su un totale di oltre 1 milione di lavoratori dipendenti toscani 140mila sono a casa per le chiusure obbligate dal Governo. A rischio le partite Iva



FIRENZE — Da un giorno all'altro si sono ritrovati a casa per via dei provvedimenti straordinari presi dal Governo per fronteggiare l'avanzata del contagio da coronavirus: sono i 3 milioni di lavoratori italiani, il 13% del totale degli occupati. Circa un milione di questi sono lavoratori autonomi, mentre 1,9 milioni dipendenti (per lo più addetti alle vendite). 

Sono ancora tante le persone al lavoro in questi giorni per garantire servizi essenziali, 3,6 milioni (16% del totale) sono occupati in settori “a rischio chiusura”. Questi alcuni dei dati che emergono dall'analisi della Fondazioni studi Consulenti del Lavoro.

In Toscana sono 138mila i lavorati a casa, 445mila quelli che lavorano per erogare servizi essenziali, 338mila quelli che continuano a lavorare e 156mila quelli che lavorano in un settore a rischio.

Gli occupati in Italia sono circa 23 milioni (5 milioni 306 mila autonomi e 17 milioni 146mila dipendenti) che devono fare i conti con un’Italia “bloccata” da misure e provvedimenti di portata straordinaria. 

Dalla promozione dello smart working alla chiusura delle scuole, dal crollo della domanda di beni e servizi al blocco su tutto il territorio nazionale, delle attività commerciali non di prima necessità (bar e ristoranti, centri commerciali, centri estetici, negozi di abbigliamento). 

A fronte di chi resta a casa, ci sono 7,9 milioni di lavoratori (35,2% degli occupati) che non possono fermarsi, in quanto impegnati ad erogare beni e servizi essenziali per la collettività. 

Tra questi medici e infermieri (1 milioni 320 mila occupati nell’assistenza sanitaria), ma anche forze dell’ordine e dipendenti delle P.A. (1 milione 243 mila), insegnanti e docenti universitari che da casa garantiscono continuità formativa (1 milione 587 mila), servizi pubblici essenziali (erogazione energia, gas, acqua, pulizia e raccolta rifiuti) e tante altre attività private: il commercio, il credito, l’informazione. 

Inoltre, 3,6 milioni (16% del totale) sono occupati in settori “a rischio chiusura” per un crollo della domanda o uno stallo dei servizi senza precedenti, come turismo (372 mila occupati in servizi di alloggio e agenzie), intermediazione immobiliare (149 mila), costruzioni
(1,3 milioni) e alcune attività professionali, soprattutto di tipo tecnico. 

Di questi, 1,3 milioni sono lavoratori autonomi che giorno dopo giorno devono decidere se chiudere o proseguire l’attività destreggiandosi tra congedi, ferie e permessi, e 2,3 milioni dipendenti in questi settori, che oltre alla paura del contagio hanno quella di perdere il lavoro. 

L’incertezza governa anche gli 8 milioni (35,6%) di occupati in settori per lo più manifatturieri e di servizio alle imprese, dove l’impatto dell’emergenza Coronavirus è stato meno devastante, ma comunque forte. 

“A fronte dei sempre più numerosi lavoratori - ha dichiarato Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro - che resteranno a casa nei prossimi giorni, per i quali è necessario mettere al più presto in campo strumenti di sostegno, non dobbiamo dimenticare la condizione più precaria del lavoro autonomo". 

"Il 20% degli autonomi si ritrova a casa perché interessato dal blocco attività e un altro 24,3% continua a mandare avanti la propria attività in settori che sono oramai al collasso”.


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