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Il nostro inviato è entrato nel palazzo di Assad: «Tra marmi e mobili preziosi ora sono accampati i ribelli»
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Cronaca sabato 17 settembre 2016 ore 16:19

"Tememmo un attentato jihadista"

Il premier Renzi parla di uno stress test per l'antiterrorismo quando l'11 agosto a Pisa Bilel Chiahoui minacciò di farsi esplodere sotto la Torre



FIRENZE — "A mezzanotte e quaranta - ha riferito Matteo Renzi - una persona che a noi non risultava radicalizzata ma che i servizi sapevano essere in contatto con alcuni ambienti, posta su Facebook nomi e foto di martiri della Jihad e poi mette la sua foto con la data 11 agosto. Quando ci rendiamo conto di questa cosa la macchina si mette in moto. Il telefonino di questa persona risultava staccato. La nostra struttura ha avuto un gigantesco stress test ma grazie alle nostre forze siamo riusciti a risalire, seguendo le tracce di connessione, e abbiamo trovato una persona collegata a lui. Le forze dell'ordine sono così risalite a questo uomo che era un mitomane alterato".

Il primo ministro si riferisce al fatto che ha visto protagonista il tunisino Bilel Chiahoui, 26 anni, espulso con un provvedimento del ministro Angelino Alfano il 18 agosto.

L'allarme era scattato l'11 agosto quando su un profilo Facebook, registrato con uno pseudonimo, il tunisino aveva scritto di voler morire da martire, pubblicando un lungo elenco di jihadisti, il suo nome, la sua data di nascita, quella di morte (appunto, l'11 agosto) e l'indicazione di un luogo: Pisa Porta a Mare.

Il messaggio, postato a mezzanotte e 25 è stato subito intercettato dagli 007 italiani che hanno immediatamente fatto scattare le ricerche a Pisa e nel resto d'Italia. 

La caccia all'uomo durò otto ore e dopo aver fatto irruzione in un appartamento di Pisa, dove però non c'era nessuno, i carabinieri bloccarono il tunisino in un boschetto di Biscottino, un'area nel comune di Cascina.

Secondo gli investigatori, nei mesi precedenti il suo ultimo post, il tunisino si era radicalizzato, avvicinandosi all'Isis. Aveva inoltre stabilito dei contatti diretti con diversi terroristi. Tra questi due foreign fighters del suo stesso paese, morti da poco tra la Siria e l'Iraq.


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