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Attualità sabato 02 maggio 2020 ore 12:08

Aperti per protesta ma i clienti resteranno fuori

In foto una locandina su un bar

​I titolari di negozi, bar e ristoranti sono pronti ad aprire in segno di protesta contro la chiusura prolungata delle attività per coronavirus



FIRENZE — Serrande aperte e luci accese ma senza clienti, queste le indicazioni per la mobilitazione regionale di Confcommercio organizzata per Lunedì 4 Maggio dalle ore 10.30 alle 13. Su alcuni bandoni fiorentini sono apparse le locandine che annunciano la mobilitazione.

Il direttore di Confcommercio Franco Marinoni ha spiegato “chiediamo che sia anticipata al 4 maggio – anziché al 18 - la ripartenza dei negozi al dettaglio. Per i ristoranti e i pubblici esercizi è invece più importante del “quando” aprire il “come”: se si deve riaprire coni costi di prima e i ricavi dimezzati è inutile e dannoso farlo. Per questo vogliamo aiuti concreti per il settore: contributi a fondo perduto, moratoria fiscale e sostegno per pagare affitti e bollette. E per bar e ristoranti l’autorizzazione ad occupare gratuitamente spazi pubblici per non dover ridurre i coperti a causa delle distanze”.

Serrande alzate, porte spalancate, luci accese, ma non si potranno far entrare clienti, queste le regole principali della mobilitazione. È poi richiesto di postare sui social la foto del proprio esercizio aperto utilizzando l’hashtag #riapriamoilcommercio. 

“Per bar e ristoranti – ha detto il presidente di Fipe Confcommercio Toscana Aldo Cursano – è più importante determinare le condizioni che non il momento della riapertura. Se dobbiamo aprire con gli stessi costi di prima e gli incassi dimezzati per il rispetto delle distanze imposte, è del tutto inutile ed anzi dannoso riprendere l’attività. Ripartire è un imperativo per tutti e si può fare in sicurezza. I nostri operatori sono pronti a farlo e disponibili a collaborare con le autorità preposte perché si rispettino tutte le regole necessarie a contenere il contagio. Purtroppo, il virus non scomparirà neppure a giugno quindi si tratta di imparare al più presto a conviverci nel modo più giusto, conciliando le tutele per la salute all’esigenza di vivere e lavorare mantenendo la qualità delle relazioni, dell’accoglienza e dei servizi”.


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