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Attualità giovedì 20 giugno 2019 ore 18:00

A Careggi vapore acqueo per ridurre la prostata

I primi interventi in Italia sono stati eseguiti nel reparto di Urologia diretto dal professor Marco Carini dell’Azienda ospedaliero universitaria



FIRENZE — A Careggi è operativa una innovazione nel trattamento della prostata. Il metodo proposto per la prima volta in Italia arriva dagli Stati Uniti dove veniva usato per le piccole lesioni tumorali della prostata. 

“Questo trattamento innovativo dell’ipertrofia prostatica benigna - ha spiegato il dottor Giampaolo Siena urologo a Careggi e fra i primi chirurghi in Italia abilitato all’esecuzione della nuova tecnica - è stato sviluppato negli Stati Uniti inizialmente per curare piccole lesioni tumorali circoscritte all’interno della prostata, successivamente il metodo innovativo si è diffuso nel 2014 in America e nel 2018 nel Nord Europa come trattamento alternativo all’intervento chirurgico di asportazione della prostata ingrossata”. 
Come funziona? “Il vapore viene nebulizzato nel tessuto prostatico con un ago sottilissimo attraverso una sonda all’interno dell’uretra. Qualche settimana dopo l’applicazione il volume della ghiandola inizia a ridursi con il miglioramento dei sintomi dell’ipertrofia come la difficoltà a urinare. I risultati definitivi si ottengono a distanza di 2-3 mesi dal trattamento che consente la completa sospensione dei farmaci”. 

“Sono notevoli i vantaggi per i pazienti che possono usufruire di questa tecnica innovativa – ha aggiunto Carini, direttore del reparto di Urologia - per ora casi selezionati in base a criteri come dimensioni non eccessive della prostata, non presenza di infezioni, condizioni infiammatorie o neoplastiche. Fra i benefici più rilevanti l’assenza di incisioni chirurgiche, la velocità della procedura solo pochi minuti in regime ambulatoriale e in day hospital con la possibilità di evitare l’anestesia totale essendo sufficienti quella locale o una blanda sedazione”. “Il vapore produce il suo effetto termico solo nelle aree nebulizzate all’interno della prostata, i tessuti circostanti non sono danneggiati e questo riduce notevolmente le eventuali conseguenze sulla funzione sessuale. Studi pubblicati in riviste internazionali di Urologia come The Journal of Urology e Urology confermano che il miglioramento dei sintomi a 3 mesi dalla procedura si mantiene stabile a 4 anni. In questo senso gli studi in corso anche a Careggi stanno andando nella direzione di estendere le indicazioni per valutare la possibilità di trattare un numero sempre maggiore di pazienti. Si stima che circa il 50% degli uomini dopo i 50 anni e l’80-90% dopo gli 80 anni sia affetto da ipertrofia prostatica” ha concluso Carini.


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