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Attualità sabato 25 settembre 2021 ore 10:32

Il mistero degli Etruschi nel loro antico Dna

dipinto etrusco

Uno studio internazionale coordinato anche dall'università fiorentina fa luce su origine ed eredità di questo popolo grazie all'analisi del genoma



FIRENZE — Il mistero sull'origine degli Etruschi racchiuso nel loro antico Dna. Uno studio internazionale coordinato dall'Università di Firenze con quelle di Jena e Tubinga fa luce sull'antica civiltà fiorita durante l'età del ferro nell'Italia centrale. Gli Etruschi si distinguevano dai loro vicini contemporanei per le notevoli abilità metallurgiche e per l’uso di una lingua non indoeuropea ormai estinta. E il dibattito sulle loro origini è stato intenso e ha coinvolto storici illustri già dai tempi del greco Erodoto. 

Ora questo nuovo contributo pubblicato su Science Advances e che ha coinvolto ricercatori provenienti da Italia (oltre all’Ateneo fiorentino, Università di Siena, Università di Ferrara, Museo della Civiltà di Roma), Germania, Stati Uniti, Danimarca e Regno Unito, ha esplorato nuovi orizzonti grazie all’analisi sul genoma di 82 individui dell'Italia centrale e meridionale, vissuti tra l’800 a.C. e il 1000 d.C..

I risultati confermano che gli Etruschi, nonostante le loro espressioni culturali uniche, erano strettamente imparentati con i loro vicini italici e rivelano importanti trasformazioni genetiche associate a successivi eventi storici. Sebbene gli archeologi ritengano che gli Etruschi abbiano avuto un'origine locale ed alcune ricerche su DNA antico, in passato, abbiano anche suffragato questa ipotesi solo con questo studio - avendo indagato per la prima volta genomi completi - si sono potute dare risposte definitive sull’origine di questa popolazione.

L'attuale studio mette insieme informazioni genomiche su un arco temporale di quasi 2000 anni, in relazione a 12 siti archeologici, e dimostra che gli Etruschi condividono il profilo genetico dei Latini della vicina Roma e che gran parte del loro genoma deriva da antenati provenienti dalla steppa Eurasiatica durante l'età del bronzo. 

Resta il giallo sulla lingua. Considerando che i gruppi legati alla steppa furono probabilmente responsabili della diffusione delle lingue indoeuropee, ora parlate in tutto il mondo da milioni di persone, la persistenza di una lingua etrusca non indoeuropea in Etruria è un fenomeno intrigante e ancora inspiegabile che richiederà un’ulteriore indagine archeologica, storica, linguistica e genetica.

"Questa persistenza linguistica, combinata con un ricambio genetico, sfida la tesi che i geni siano uguali alle lingue - afferma David Caramelli, docente di Antropologia all'Università di Firenze - e suggerisce uno scenario più complesso che potrebbe aver coinvolto l'assimilazione dei primi popoli italici da parte della comunità linguistica etrusca, forse durante un periodo prolungato di mescolanza nel secondo millennio a.C.”.


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