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Attualità martedì 29 settembre 2020 ore 12:43

Il segnale dedicato alle telecamere è già virale

Il noto artista di strada che reinterpreta la segnaletica urbana ha colpito ancora suscitando in rete una discussione sulla repressione dei reati



FIRENZE — "Il controllo e la repressione non risolvono la delinquenza, al meglio la spostano. La delinquenza si combatte con più equità e giustizia, lottando contro la povertà e l'oppressione dei popoli" questo è il post con il quale Clet, noto artista francese da anni fiorentino d'adozione, ha scelto di accompagnare la segnaletica dedicata alle telecamere urbane.

L'installazione ha catturato la curiosità del pubblico, ha ricevuto numerosi like sui social dove lo scatto è stato immediatamente condiviso. Due avvoltoi con la testa a telecamera sorvegliano la strada mentre un'ombra li saluta dalla direzione opposta, una reinterpretazione della realtà che ha suscitato anche un dibattito in merito al controllo ed alla repressione dei reati.

L'idea del messaggio è stata spiegata dallo stesso Clet "Piuttosto che in una giustizia punitiva, credo in una giustizia sociale ed equa che si focalizzi sulla distribuzione più ampia e possibile dei mezzi, dell'educazione e della sanità la cui mancanza sono a mio parere alla base del comportamento criminale. Le campagne sulla sicurezza della pena mi sembrano invece andare nell'altra direzione, quella in cui il criminale viene visto come un individuo "non così umano" che deve espiare le sue colpe tramite la maggior sofferenza possibile che la nostra società può infliggere. Non penso ci sia bisogno di esempi, non credo che punire qualcuno severamente educhi gli altri e, anche se così fosse, lo definirei un metodo del terrore che non fa altro che separare la giustizia da alcune delle condizioni umane che dipendono, almeno in parte, dal fallimento dello stato; lo stesso organo che si prende l'onere di definire il giusto e lo sbagliato ha anche, sempre a mio parere, la responsabilità di essere onesto con i propri limiti. In qualche maniera rinchiudere qualcuno trent'anni in carcere è la perfetta dimostrazione di quanto la giustizia sociale non funzioni particolarmente bene, si tratta proprio di mettere la polvere sotto il tappeto".


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