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Cronaca martedì 08 settembre 2020 ore 12:26

Sgominata la banda specializzata in cocaina

I finanzieri hanno ricostruito l'organigramma della banda che aveva creato una organizzazione articolata per poter gestire varie basi in città



FIRENZE — Alle prime ore dell’alba i militari della Guardia di Finanza di Firenze hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 8 persone di origine marocchina per associazione a delinquere per acquisto, importazione e illecita detenzione di 10 chilogrammi di cocaina pura, pari ad almeno 20.000 dosi per un valore sul mercato di più di 1 milione di euro.

L’ordinanza di carcerazione afferma che “l’associazione è indiscutibilmente strutturata ed organizzata in modo stabile e permanente con la disponibilità di abitazioni, automezzi, dispositivi telefonici, distinzioni di ruoli operativi, intercambiabilità tra i sodali, supporto ai sodali in caso di arresto, tutto ciò a piena conferma che esiste un accordo indeterminato a commettere più delitti che di per sé concreta il reato associativo”.

L’ordinanza è stata richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Firenze nell’ambito di una complessa indagine condotta tra il 2019 e il 2020. L’attività è nata dall'arresto a giugno del 2019, di uno degli associati - ora latitante per essere evaso dagli arresti domiciliari rompendo il braccialetto elettronico, con la complicità del capo dell’associazione - trovato all’epoca in possesso di più di 1 chilogrammo di cocaina. Le attività investigative hanno permesso di individuare la struttura gerarchica interna dell’associazione, e di localizzare garage, abitazioni, ma anche aree di parcheggi, sottoterra in luoghi pubblici, adibite allo stoccaggio della merce e al confezionamento delle dosi.

In particolare, il promotore e direttore dell’organizzazione - che aveva un suo cugino come braccio destro - si occupava di mantenere i contatti con i fornitori, di ricevere le richieste degli acquirenti, di contabilizzare i pagamenti, di remunerare i collaboratori addetti alle vendite; provvedeva altresì a pagare le spese di vitto, alloggio e quelle legali dei venditori, mentre i suoi 4 fratelli si occupavano della vendita della sostanza ai singoli pusher e ad altri 2 soggetti, anch’essi tra loro fratelli, unici ad avere un lavoro regolare presso ditte di lavorazioni meccaniche e autofficina e incaricati delle funzioni di cassieri e custodi del denaro. 

Le fiamme gialle hanno ricostruito la rete di altri spacciatori, anch’essi per lo più di origine marocchina o albanese, delle varie zone della città, che a loro volta creavano delle singole piazze di spaccio. Inoltre, grazie ai filmati delle telecamere installate all’interno di una autovettura, in regola con la revisione, il bollo e l’assicurazione, ma utilizzata solo come deposito di droga e denaro e mai spostata, è stato possibile individuare il meccanismo di apertura di un doppio fondo collocato sul cruscotto tra il lato guida e quello del passeggero, in cui venivano nascosti i panetti, da circa 1 chilogrammo di cocaina, previo frazionamento degli stessi, sì da ripartirli in più parti all’interno della cavità nascosta.

Sei degli otto associati, pur non risultando percettori di reddito derivante da lavoro o da altra fonte lecita, conducevano una vita agiata, disponendo in Italia di 3 abitazioni in affitto, 3 auto di grossa cilindrata e 4 scooter.


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