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L'EDITORIALE domenica 24 gennaio 2021 ore 12:00

Vietare non serve a niente e l’ipocrisia uccide la memoria

Bloccare le iscrizioni a Tik Tok non mette al riparo i ragazzi dai pericoli della rete. Non ricordare travisa la realtà e compromette la democrazia



FIRENZE — Per chi ancora no lo avesse capito i social network non rappresentano in toto la realtà ma sono la realtà delle nuove modalità di comunicazione.

Per noi adulti i social sono arrivati quando avevamo già costruito i nostri valori e le nostre relazioni amicali. Per un adolescente di oggi, Facebook, Tik Tok, Instagram, YouTube, sono elementi base per il loro sviluppo. Elementi che certamente comportano più rischi di quelli che si potevano incontrare giocando per strada. Perchè la rete, il web, è impalpabile come l’aria, come la paura, come l’amore.

Il sistema sociale di oggi non ha nulla a che fare con quello di chi ha vissuto l’infanzia nel secolo scorso ma è il mondo in cui dobbiamo vivere e vietare ai figli giovanissimi di iscriversi ai social network, serve solo ai genitori per costruirsi un alibi educativo.

Il vero aiuto è trasferire conoscenze ed esperienze, è permettere che bambini ed adolescenti sviluppino un senso critico e di responsabilità per distinguere negativo e positivo. Metabolizzare regole e valori che faranno parte della loro vita in comunità.

La soluzione è fuori dai divieti, serve l’educazione al rischio. Serve educare al senso di responsabilità. Parola quest’ultima, per restare in tema social, molto twittata negli ultimi giorni. Si cercano infatti responsabili per superare la crisi di governo ma molti dentro il palazzo non danno certo prova di responsabilità. Si scandalizzano oggi per il trasformismo di alcuni quando, negli ultimi tre anni, 136 parlamentari hanno cambiato casacca.

Ma il virus della memoria corta è sempre molto contagioso, ed allora per noi adulti e per i nostri figli è importante tenere vivo il ricordo. Mercoledi 27 si celebra il “Giorno della memoria” ed oggi, in tempi di pandemia, le parole di Albert Bruce Sabin, inventore del vaccino antipoliomelite, hanno un suono cupo e di speranza «Il nazismo mi ha sterminato la famiglia e io per punizione salverò la vita ai bambini di tutto il mondo. Regalate il mio vaccino.»

Marco Migli
© Riproduzione riservata


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