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Attualità martedì 10 febbraio 2015 ore 12:43
Il Consiglio regionale ricorda le Foibe
Seduta solenne aperta alle istituzioni civili e militari. Polemiche per l'assenza del governatore Rossi. Monaci: "Le Foibe una barbarie"
FIRENZE — Nel Giorno del Ricordo delle vittime dele Foibe, è intervenuto alla seduta solenne del consiglio regionale Massimiliano Fabbri, membro della delegazione toscana dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
“La pulizia etnica a danno della popolazione di lingua italiana, avvenuta prevalentemente nei due decenni postbellici nella ex Jugoslavia, rappresenta ancora un fatto non sufficientemente conosciuto - ha dichiarato Fabbri nel suo intervento - Un esempio? Le 350mila persone costrette a lasciare la terra natia per non rinunciare alla propria appartenenza all’Italia”. "Con il trattato di Parigi del 1947 gli esuli sono stati sconfitti due volte dalla guerra - ha aggiunto Fabbri - Bollati non solo come italiani ma anche come fascisti. Mentre, per un paradosso della storia, nel 1969 aTito è stata conferita l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica italiana”.
Aprendo i lavori del consiglio, il presidente dell'assemblea Alberto Monaci ha ricordato che l'esercizio della memoria è "un bene collettivo di cui libere istituzioni democratiche hanno il dovere di farsi carico".
"Ricordiamo le migliaia di vittime, ingiustificabili, di una violenza gratuita, frutto di un disegno di pulizia etnica che ha avuto troppe repliche nei decenni successivi, anche in Europa - ha dichiarato il presidente Monaci - Non solo le vittime delle Foibe ma anche quelle di un esodo forzato verso i campi profughi della martoriata Italia dell'immediato dopoguerra".
Alla seduta non ha partecipato il presidente della Regione Enrico Rossi, sostituito dalla vicepresidente Stefania Saccardi. Un'assenza duramente contestata dal consigliere di Ncd Andrea Agresti che l'ha definita "gravissima".
Chiuso l'intervento di Agresti, ha preso la parola la vicepresidente Saccardi.
“La Regione Toscana ha in grande considerazione la ‘memoria pubblica’ delle vicende tragiche del Novecento, nella certezza che si tratta di un investimento necessario da un punto di vista civile e culturale - ha dichiarato la vicepresidente - Ma, ancora di più, nella consapevolezza che la conoscenza del recente passato è un incentivo all’impegno nella vita pubblica e, quindi, alla crescita della democrazia”.
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