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Attualità mercoledì 03 marzo 2021 ore 17:47

Sul Dpcm Draghi l'ira dei parrucchieri sforbiciati

parrucchiere

Con un calo di fatturato del 45% ora i servizi alla persona teme di non riuscire più a rialzarsi con le nuove disposizioni di chiusura in zona rossa



MASSA CARRARA — “Quanto previsto nel nuovo Dpcm, ossia la chiusura di barbieri e parrucchieri nelle zone rosse è un durissimo colpo per la categoria che rappresentiamo. Non riusciamo a capire come si possano applicare al nostro settore provvedimenti ancor più restrittivi": il grido di allarme arriva da Claudio Del Sarto, coordinatore del sindacato Immagine e Benessere di Confesercenti Toscana Nord, dopo la lettura del provvedimento del governo Draghi che introduce nuovamente l’obbligo di chiusura nelle zone rosse.

"Abbiamo dimostrato che i nostri centri sono più che sicuri, sia in termini di contingentamento delle persone, sia per l’utilizzo dei materiali monouso, oltre che per le distanze rispettate. Abbiamo recentemente denunciato come il comparto, nonostante fosse rimasto aperto, abbia subito cali di fatturato del 45%. Con queste nuove chiusure, molti imprenditori non ce la faranno a sopravvivere”. 

“E’ una scelta incomprensibile – prosegue Del Sarto – anche alla luce della sentenza del Tar del Lazio che aveva annullato il Dpcm del 14 gennaio 2021 nella parte in cui escludeva gli estetisti dai servizi alla persona erogabili in zona rossa, inserendoli, di fatto, nei fornitori di servizi essenziali. Centri estetici che ora non potranno nuovamente operare così come i parrucchieri”.

La conclusione: “Chiediamo di rivedere questa decisione prima dell’entrata in vigore del decreto definitivo. Ci appelliamo al presidente Draghi affinché tenga conto della responsabilità dimostrata, sino ad oggi, dal settore e della necessità dello stesso di lavorare con continuità. Tante attività, infatti, operando a singhiozzo, si troveranno nelle condizioni di dover chiudere. Costringerci ad abbassare la saracinesca darà ancor più campo libero agli abusivi che operano non garantendo in alcun modo le norme anti-Covid. Attività che non solo non pagano le tasse, ma che rappresentano, in questa fase, un vero pericolo per la salute dei cittadini”. 


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