Attualità giovedì 07 dicembre 2023 ore 21:50
Alluvione un mese dopo, "Il mio vivaio ancora nel fango"
Piante smarrite, altre da triturare, e poi la melma e i rifiuti che hanno invaso tutto. La testimonianza di un operatore fra i molti danneggiati
MONTALE — "Il mio vivaio ancora sotto fango e rifiuti a un mese dell'alluvione": è la disperata testimonianza di Roberto Gheri, vivaista la cui azienda si trova - quel che ne resta - in una delle zone più colpite dal maltempo del 2 Novembre scorso, ovvero a Montale.
"Ho chiesto il preventivo per ripulire i nostri 4 ettari dai rifiuti, la cifra richiesta è di oltre 400mila euro. I danni complessivi ammontano almeno ad un milione e mezzo di euro”, lamenta Gheri.
Il viaggio nel disastro che offre attraverso il video qui sotto narra di uffici invasi dall’acqua, piante ‘smarrite’ tra cui 4.000 araucarie appena trapiantate, piante da inviare immediatamente alla trituratura, e piante la cui sorte è segnata perché ‘moriranno’ nei prossimi mesi.
“Molto grave è la probabile perdita delle piante madri delle araucaria – si dispera Gheri - da cui si ricavavano i semi di una particolare varietà, difficile da riprodurre, considerando che sono piante di 40 anni”.
Altro problema è il ripristino del suolo originario, ora ricoperto da 60/80 centimetri di fango e sporcizia: “Senza contare – aggiunge il vivaista - che per ricreare il ciclo produttivo delle piante (tra cui magnolie e araucarie, per le quali occorre avere esemplari di tutte le ‘età) occorreranno almeno 5 anni. La situazione è disperata”.
“Quella di Gheri è una delle situazione più critiche. Il rischio è che la produzione non riprenda e, come dice Roberto, che i suoi terreni diventino una landa adatta ai lupi, più che alla produzione", commenta spiega Fabrizio Tesi, presidente di Coldiretti Pistoia.
L’alluvione ha colpito in modo pesantissimo molte attività agricole, soprattutto vivai che in molti casi hanno fatto da cassa d’espansione, limitando i danni nei centri abitati ma compromettendo le piante. Molte imprese stanno ancora valutando la vendibilità di tanta produzione. Alcune saranno destinate direttamente alla triturazione, altre rimarranno per più tempo del previsto (e costi maggiori) in campo nella speranza che riprendano il vigore e la bellezza che giustamente richiedono i clienti delle nostre piante ornamentali.
“Solo in Coldiretti –continua Tesi - sono state circa 200 le aziende che hanno effettuato la segnalazione di danni, in alcuni casi si supera il milione di euro. Il rischio è che senza certezze di poter reinvestire, grazie alla celere messa in sicurezza di poderi e vivai, e ad aiuti finanziari immediati, la clientela possa rivolgersi ad altre attività, pistoiesi e non”.
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