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Cronaca sabato 14 novembre 2015 ore 15:30

"Stavano morendo in diciannove a due passi da noi"

Il racconto da Parigi della giornalista ponsacchina Alice Giusti. Al momento dell'attacco terroristico era a dieci minuti dal caffé "La Belle Epoque"



PONSACCO — Taxi immobili, un scenario di paura e silenzio, quasi una cortina di ghiaccio in una città che tenta di scuotere via il terrore. In queste ore sono molti i connazionali residenti nella capitale francese che cercano di rassicurare amici e parenti. Fra loro ce ne sono anche della Valdera. Pubblichiamo la testimonianza di Alice Giusti, 26enne originaria di Ponsacco, che ha sperimentato in prima persona il clima di tensione dilagato nelle strade parigine. Alice sta facendo un tirocinio come giornalista.

"Vivo a Parigi da poco, circa 3 settimane. Al momento degli attentati mi trovavo a pochissima distanza. Non ho udito gli spari, ma a pochi passi da me stavano morendo diciannove persone. Ora qua c'è uno strano clima, un gran silenzio. Ho scoperto cos'era accaduto grazie a twitter. Il clima di paura è alto e c'è chi pensa di andarsene.

Dopo un periodo a Londra, il rientro nella mia piccola Ponsacco per scrivere la tesi mi aveva convinta che il paese non facesse per me e che il mio vero habitat naturale fosse la metropoli. Poco tempo dopo, ho trovato un tirocinio in una redazione giornalistica alle porte di Parigi e nel giro di due settimane, eccomi nella Ville Lumière carica di speranze, sogni e pronta per una nuova avventura. Oltre al lavoro, sono molto contenta della sistemazione che ho trovato: sono ospite di una signora in un grazioso appartamento in uno dei migliori quartieri parigini: l’XI arrondissement.

Ieri sera, un venerdì di novembre piuttosto caldo per le medie parigine, avrei dovuto vedermi con delle amiche alla Bastiglia, che si trova a una ventina di minuti da qui, ma avevo mal di testa e molte cose da fare quindi alla fine ho rinunciato.

Anche la signora che mi ospita aveva rimandato l’uscita al cinema all’ultimo momento e quindi abbiamo cenato insieme mentre mi consigliava una serie di locali da provare come “Le Cambodge” (accanto a “Le Petit cambodge” colpito ieri sera) o la Creperie in Rue de Charonne.

Mentre discutevamo di crepes e galette, 19 persone stavano morendo davanti a quella creperie, nel locale “La Belle Epoque”, senza che noi ci accorgessimo di niente. Sono infatti vicina in linea d’area al luogo dell’attentato (meno di 10 minuti a piedi), ma troppo distante per sentire degli spari. In ogni caso, non ci siamo accorte di niente e ci siamo date la buonanotte.

Decido di vedere un film, ma prima do un’occhiata a Twitter e vedo in trend topic “Parigi”: incuriosita, clicco sull’hashtag e scopro quello che stava succedendo e l’occhio mi cade su Rue de Charonne. Non ho il tempo di realizzare, che il telefono inizia a squillarmi all’impazzata, mi arrivano decine di messaggi dall’Italia per sapere che cosa stava succedendo e come stavo.

La situazione paradossale è che ne sapevano di più i miei dall’Italia di quanto riuscissi a capire io, anche perché avevamo la priorità di cercare la nostra altra coinquilina, che era fuori con il ragazzo - ironia della sorte, visto che facendo la pasticcera non esce praticamente mai di sera. Cellulari che suonano a vuoto, messaggi senza risposta almeno per 2 ore; poi è arrivata la buona notizia: tutto ok, avevano trovato rifugio in hotel.

Oggi, qua è tutto strano: stanotte e stamattina il silenzio più assordante. Adesso pare che la situazione stia pian piano tornando alla normalità: la gente è tornata a casa dopo una notte fuori e le metro hanno ripreso a funzionare. Tuttavia, la paura resta. Io ho avuto la fortuna di trovarmi in casa in quel momento, ma questo non mi ha impedito di tremare come una foglia e avvertire per la prima volta in vita una paura viscerale, di quelle che ti impedisce di muoverti: è capire di essere impotenti di fronte a certi eventi.

In Rue de Charonne sono andata a fare colazione la prima volta che sono arrivata nel quartiere, ci passo frequentemente, ci vado a fare la spesa. Sembra tutto così surreale. I miei coinquilini, invece, si sono ritrovati nel caos più assoluto dopo esser usciti da un cinema a Les Halles: hanno saputo dell’accaduto dal fratello di lui che si trova in Brasile e che dava loro indicazioni su che zone evitare.

Quando sono arrivata, mi sono subito innamorata del posto in cui abito, poco distante dall’incrocio tra Boulevard Voltaire e Rue de Charonne, per la vivacità e la convivialità di questi luoghi, appena fuori del centro turistico di Parigi e in cui puoi veramente assaporare l’atmosfera di questa città vista con gli occhi dei suoi abitanti: café, bistrot sempre affollati, ristoranti di tutte le cucine, boulangerie e pasticcerie rinomate e un via vai di gente continuo.

Oggi, nessun taxi più in giro, tutti gli hotel completi, gente impaurita che trovava rifugio grazie a dei buoni parigini che aprivano le loro porte. Un incubo reale che per fortuna ha solo sfiorato me e chi conosco a Parigi e da cui ci riprenderemo. Ma a partire da domani: oggi siamo ancora tutti sconvolti e frastornati. La signora con cui vivo, che mai e poi mai si sognerebbe di lasciare il suo amato quartiere parigino, ha cominciato a fare progetti per trasferirsi in campagna".

Filippo Bernardeschi
© Riproduzione riservata


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