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Cronaca martedì 22 marzo 2016 ore 20:20

A pochi metri dall'esplosione nella metro

Lorenzo Fiumalbi e Rossella Guzzo

Il rottigiano Lorenzo Fiumalbi vive e lavora con la moglie Rossella a Bruxelles: "La fermata dove c'è stato l'attentato è quella prima della mia"



PONTEDERA — "C'è paura ma anche tanta rabbia per tutta questa situazione. Gente che si fa esplodere, la polizia che fa mille controlli e poi succedono tre attentati in una mattina. C'è tanta insicurezza. Siamo chiusi in casa ma domani abbiamo un aereo prenotato da tempo per tornare in Italia e vorremmo prenderlo". A parlare è Lorenzo Fiumalbi 35 anni, nato a Pontedera e residente fino al 2009 alla Rotta. Fiumalbi vive in Belgio insieme alla moglie Rossella Guzzo, 32 anni di Cosenza. Questa mattina i due hanno vissuto, seppur in una condizione di relativa sicurezza, le drammatiche ore degli attentati in cui fino ad adesso si contano almeno 34 morti e più di duecento feriti.

"Ho preso la metro alle 8,30 a duecento metri dalla fermata di Maelbeek. Quando sono uscito i fatti dell'aeroporto erano già successi - ha detto Lorenzo che abbiamo intercettato con una telefonata su Fb - ma non avendo acceso tv o radio non ne sapevo niente finché non sono arrivato a lavoro". Fiumalbi è project manager in una compagnia americana che tiene corsi di formazione per lo sviluppo della leadership: "Appena arrivato mi hanno detto che oltre ai fatti dell'aeroporto, un attentato era successo anche alla metro vicino casa mia. Ho subito chiamato mia moglie e gli ho detto di stare in casa. Lei lavora nella Commissione europea e questa mattina, per fortuna, non è andata a lavoro presto".

Rossella Guzzo lavora nella sezione per il cambiamento climatico: "Adesso siamo in una situazione simile a quella che abbiamo vissuto dopo gli attentati di Parigi - ha detto - ero con la delegazione che andò a Parigi dopo il 13 novembre per la conferenza sul clima. La città era blindata e lo stesso accade qua. Questa mattina ho ricevuto comunicazione di non recarmi a lavoro. Avevo capito che era successo qualcosa, ho sentito passare tante, troppe ambulanze, sirene, polizia".

"Come successe anche a fine novembre - ha ripreso Lorenzo - quando qui a Bruxelles scattò l'allerta 4, la più alta. Eravamo prigionieri in casa. Adesso è lo stesso. Subito dopo aver parlato al telefono con mia moglie ci è stato detto che potevamo scegliere se rimanere in ufficio, per una questione di sicurezza, oppure se tornare a casa. Mi sono organizzato con una collega e con la sua auto sono tornato indietro. C'era pochissimo traffico, nessuno era in giro. In mezzora siamo arrivati a casa".

"Certo, ho avuto paura, tanta - ha confessato Lorenzo - ma anche rabbia per come queste situazioni si verificano. Per noi occidentali è difficile concepire gente che si fa esplodere. E poi la polizia. Pochi giorni fa hanno catturato Salah Abdeslam eppure nonostante fossero 3-400 poliziotti schierati gli era fuggito. Lo hanno ripreso sette giorni dopo". A preoccupare Fiumalbi è il senso di incertezza: "Mi spaventa l'inadeguatezza della polizia, non ci sentiamo al sicuro anche se Bruxelles è una città internazionale e allo stesso tempo a misura d'uomo, non come Londra o Parigi".

"Non vogliamo prendere una decisione affrettata sull'onda emotiva di quanto successo - ha detto Rossella - certo che il pensiero se andare via o rimanere c'è stato".

La situazione di paura e incertezza ai massimi livelli non è però stata una scoperta di questa mattina per Fiumalbi: "Ho già vissuto qualcosa di simile nel 2005 perché ero a Londra per due mesi per una vacanza studio". Il 7 luglio morirono 56 persone in diversi attentati avvenuti sulle linee dei trasporti pubblici: "Quel giorno a Londra staccarono le linee telefoniche per evitare che i terroristi facessero detonare le bombe coi telefoni. Non so se è per questo che anche qui dopo un po' non c'era più linea". 

La situazione che Lorenzo e Rossella si apprestano a vivere non è facile: "Adesso vogliamo tornare in Italia - ha precisato Lorenzo - per le vacanze di Pasqua. Stiamo vedendo come fare a raggiungere l'aeroporto di Charleroi. Qui credo che ci sarà una situazione simile a quella di fine novembre: avevano chiuso la metro e militarizzato la città, il consiglio era non uscire di casa. Una situazione di vuoto surreale". 

Giorni di reclusione con il mondo fuori che prova a vivere normalmente anche se di normale, ma soprattutto di sicuro, non c'è niente: "I supermercati sono aperti, 'non uscire' è solo un consiglio. Il problema è come rientrare nella normalità, ogni volta che prendi la metro ci pensi, c'è un senso di grande insicurezza e poca fiducia nella polizia" ha concluso Lorenzo.

René Pierotti
© Riproduzione riservata


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