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Cronaca venerdì 26 febbraio 2021 ore 16:10

Mascherine tarocche, affare da 300mila euro

L'operazione Burlamask è stata condotta dalla guardia di finanza
L'operazione Burlamask è stata condotta dalla guardia di finanza

L'operazione ha avuto origine in una piccola sartoria della provincia pisana. Smascherata la produzione illegale di diverse aziende italiane



PROVINCIA DI PISA — Si chiama operazione Burlamask e riguarda il sequestro di dispositivi di protezione individuale con certificazioni false e mascherine contraffatte di note firme.

L'operazione della guardia di finanza ha portato alla denuncia di 14 persone per contraffazione e frode nelle pubbliche forniture.

Le indagini, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno avuto dopo un controllo in una piccola sartoria della provincia di Pisa e successivamente sviluppatesi risalendo l’intera filiera produttiva, fino ad accertare la responsabilità di diverse aziende in tutta Italia.

Nelle attività investigative è stata coinvolta anche una società della provincia di Pisa che, in piena emergenza sanitaria e contro il parere dell’Istituto Superiore della Sanità, ha prodotto e venduto mascherine generiche che, corredate di certificati falsi, aveva spacciato per dispositivi medici, in alcuni casi forniti anche a Enti pubblici. L’esame dei documenti acquisiti nella società ha permesso di ricostruire il volume delle vendite illecite dei prodotti che, solo nel periodo del lockdowndello scorso anno, ha fruttato oltre 300mila euro. Durante le operazioni di perquisizione sono stati rinvenuti nel deposito e sottoposte a sequestro circa 450mila mascherine e 200mila certificati falsi che ne attestavano l’utilizzabilità quali mascherine chirurgiche.

Sono state eseguite 12 perquisizioni nelle province di Pisa, Prato, Ancona, Bologna, Napoli e Lecco.

Dall’esame dei documenti in possesso del negozio, i finanzieri sono riusciti a ricostruire le diverse fasi, risalendo ai grossisti di Ancona, Bologna, Prato e Napoli. Le perquisizioni presso queste società, tutte operanti nel settore tessile, hanno consentito di rinvenire centinaia di rotoli di stoffa marcata Louis Vuitton, Chanel, Fendi e Gucci, ma anche i campionari utilizzati dai rappresentanti per proporre i prodotti contraffatti ai negozi dell’intera penisola.

Dai rivenditori è stato possibile risalire alla società lombarda che, invece, produceva la stoffa utilizzata per le mascherine, nei cui magazzini sono stati sequestrati complessivamente 3.500 metri quadri di tessuto che, una volta utilizzato nel circuito produttivo, sarebbe servito per confezionare oltre 120mila dispositivi di protezione. Per interrompere la catena del falso, è stata sottoposta a sequestro anche l’intera linea di produzione, un macchinario tessile industriale appositamente modificato per riprodurre le griffe false.


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