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Attualità martedì 30 giugno 2015 ore 10:47

Strage di Viareggio, niente sarà più come prima

Daniela Rombi presidente associazione familiari delle vittime - video

In migliaia hanno attraversato le strade della città per chiedere, ancora una volta, verità e giustizia per le 32 vittime del disastro ferroviario



VIAREGGIO — 29 giugno 2009 - 29 giugno 2015. Sono passati sei anni da quella notte d'inferno e migliaia di persone si sono strette intorno ai familiari delle vittime per chiedere, ancora una volta, verità e giustizia, quella giustizia che tarda ad arrivare. E il ricordo di quella notte incancellabile dove un treno carico di gpl deragliò e innescò le esplosioni che strapparono via dalle loro case, dalle loro famiglie, dalle madri, dai padri, dai loro figli quelle 32 persone che ora non ci sono più è sempre presente e le sirene dei treni, con il loro lungo saluto a ricordo di quelle vittime, hanno risuonato tutta la notte accompagnando quel corteo silenzioso partito proprio da via Ponchielli, la strada che fu investita dalle fiamme scaturite dall'esplosione del gpl che fuoriscì da un vagone cisterna. In testa al corteo lo striscione dell'associazione "Il mondo che vorrei" dei familiari delle vittime della strage di Viareggio, quello dei familiari del disastro della Moby Prince, poi i gonfaloni dei comuni della Versilia, l'ex commissario prefettizio Valerio Massimo Romeo, il sindaco di Viareggio Giorgio del Ghingaro e gli esponenti delle istituzioni.

Lungo il percorso il corteo ha rivolto un omaggio alla sede della Croce Verde, dove morì Rosario Campo e rimase gravemente ferita la moglie. In via Aurelia di fronte la ditta Mobiloil il corteo si è fermato per ricordare il giovane operaio Matteo Valenti scomparso a 23 anni in seguito a gravi ustioni riportate mentre lavorava. 

Poi il momento più straziante quello del ricordo, sul palco allestito davanti alla Casina dei ricordi tra via Ponchielli e la ferrovia. “Rialzarsi sarà dura, ma Viareggio ce la farà”. queste le parole di Daniela Rombi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime e mamma di Emanuela Menichetti di 21 anni morta dopo un mese di sofferenze per le gravi ustioni riportate, salita sul palco con gli altri familiari delle vittime. Poi ha ringranziato i macchinisti che hanno fatto fischiare i treni per questa dolorosa ricorrenza. Rombi ha rivolto un saluto a tutte le migliaia di persone che hanno partecipato al corteo perché, come ha spiegato daniela Rombi, "da domani comincerà un nuovo cammino per chi chiede giustizia. Non possiamo credere che il Paese chiuda gli occhi di fronte ad una nuova strage: la prescrizione e non possiamo accettarlo, non possiamo pensare che chi ha ucciso i nostri figli bruciati vivi possa scrollarsi di dosso un omicidio così atroce. Non è questo il mondo che vorrei e chi sbaglia deve pagare”. 

Nel sesto anniversario c'è amarezza tra i parenti e i rappresentanti dei comitati delle vittime. Primo, perché ritorna alla mente la notte maledetta in cui hanno perso la vita 32 persone tra cui snche dei bambini. Ma anche perché è arrivato in questi giorni anche quello dell'attuale, Sergio Mattarella, visto che c'è un processo in corso. I familiari però non si arrendono e, secondo alcune intenzioni espresse da alcuni di loro, andranno comunque a Roma. Successivamente chiederanno di poter incontrare Papa Francesco.

"Non riusciamo a comprendere il perché di questi rifiuti da due Presidenti della Repubblica di riceverci", commenta Marco Piagentini, uno dei simboli della tragedia insieme a Daniela Rombi. "Faremo di tutto per mantenere alta l'attenzione".

E' salita sul palco anche Ibi Ayad che nella notte del 29 giugno 2009 ha perso madre, padre, un fratello e una sorellina di appena 3 anni. Chiara Rapaccini, l'ultima compagna del regista Mario Monicelli, ha letto dal palco cosa scrisse il regista su quella tragica notte. Rapaccini, che ha disegnato la copertina del cortometraggio 'Ovunque proteggi' proiettato ieri sera, è salita sul palco e ha letto le riflessioni del suo ex compagno nel 2010, anniversario del primo anno della strage. 

"Il Paese è allo sfascio, alla deriva e la strage di Viareggio esprime bene il declino dell'Italia. Quei trentadue morti sono lì a indicarci l'incuria, l'arroganza di chi governa. Siamo governati da una classe dirigente inetta, priva di un'adeguata cultura di governo, intenta solo ai propri tornaconti", diceva allora Monicelli. "Mi chiedo ancora, ad un anno di distanza, come si possa far passare a quella velocità un treno con esplosivo senza avvisare del suo passaggio, senza precauzioni, senza prendersi cura della gente? E i treni-bomba continuano imperterriti a solcare le nostre città". Poi nello scritto Monicelli spiegava di aver firmato la petizione per chiedere l'allontanamento dell'allora amministratore delegato delle Ferrovie Mauro Moretti: "Ma le firme non sono valse a nulla. E' ancora lì al suo posto. Lui come gli altri amministratori. Lui come i ministri competenti".

Poi il suono della campana, 32 rintocchi, come le vittime di quella notte incancellabile, e il suono in lontanza di un treno.


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