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Politica mercoledì 15 ottobre 2025 ore 18:00

Votate ma non elette e la Toscana diventa un caso

Antonella Bundu ed Elena Meini
Da sinistra Antonella Bundu ed Elena Meini

Bundu ha fatto il pieno di voti ma non entra in Consiglio regionale, esclusa anche Meini malgrado le tante preferenze: legge elettorale nel mirino



TOSCANA — Hanno fatto il pieno di voti ma non sono risultate elette: ed è subito caso Toscana, con la legge elettorale finita nel mirino dell'editorialista del Corriere della Sera Antonio Polito anche in un video che, così come gli altri del Corriere, sono sempre sulla home page di ToscanaMedia e dei siti QuiNews. Polito accende i riflettori su due vicende elettorali: quelle di Antonella Bundu di Toscana Rossa e di Elena Meini della Lega.

Antonella Bundu era candidata alla presidenza della Regione con la lista Toscana Rossa che aggregava la cosiddetta sinistra-sinistra fra Rifondazione Comunista, Potere al Popolo e Possibile. Ebbene: personalmente ha raccolto 72.322 voti in valore assoluto, il 5,18% in percentuale ma non è risultata eletta. Perché?

Il problema è stato che la lista a sostegno di Bundu, che comunque ha già annunciato ricorso, ha ottenuto meno voti di lei: 57.246 per una percentuale del 4,15%. Un guaio, perché la legge elettorale toscana - pensata dal legislatore per favorire il bipolarismo e la formazione di coalizioni - prevede che la soglia di sbarramento sia del 3% per le liste coalizzate, ma del 5% per chi corre da solo. La lista, non la candidata. Con buona pace dei tanti elettori che hanno messo la croce sul nome di Antonella Bundu senza pensare di doverla tracciare anche sulla lista, più con più che era una soltanto.

Fronte Lega. Il Carroccio correva in coalizione col resto del centrodestra a sostegno del candidato presidente Alessandro Tomasi. Così come il Pd, anche il partito di Matteo Salvini ha scelto, nella composizione delle liste, di adottare il listino bloccato. Si tratta di un'opzione facoltativa che prevede al massimo tre candidati che non giocano la partita delle preferenze sul territorio, ma sono in qualche modo 'blindati' sul circuito regionale e vengono eletti prima di tutti qualora la lista conquisti seggi.

Il meccanismo ha fatto sì che per la Lega, che col suo risultato del 4,38% ha ottenuto un unico seggio, sia stato eletto in Consiglio regionale il candidato di listino Massimiliano Simoni, alfiere del generale europarlamentare nonché vicesegretario leghista Roberto Vannacci, ma non la consigliera regionale uscente Elisa Meini che è stata la candidata col maggior numero di preferenze nella Lega: 3.122 raccolte nella circoscrizione di Pisa. 

Forte del presente, il ragionamento di Polito guarda al futuro: gli elettori che in questi due esempi hanno visto inascoltata la loro voce torneranno a votare o andranno a rimpolpare le file già maggioritarie di chi diserta il seggio per disaffezione? La sentenza ai posteri, come suol dirsi, ma un'idea ce la si può fare.


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