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Politica domenica 24 febbraio 2019 ore 08:00

"Faccio politica perchè ci credo, non per ambizione"

L'ex premier Matteo Renzi più che del suo libro ha parlato dell'attuale governo e della situazione che sta vivendo la sua famiglia



SAN MINIATO — Di fronte a centinaia di persone Matteo Renzi ha presentato il suo ultimo libro Un'altra strada.

L'ex premier è arrivato a San Miniato, all'auditorium di piazza Bonaparte, pochi minuti dopo le 21, ha preso un caffè nel bar accanto alla sala insieme al consigliere regionale Antonio Mazzeo, all'attuale sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini e al candidato sindaco Simone Giglioli, invitando quest'ultimo (renziano di ferro) a lavorare per vincere le elezioni di maggio.

Poi è entrato nell'auditorium, acclamato dai partecipanti. In molti si sono alzati per applaudirlo e stringergli la mano. Erano presenti anche il segretario regionale del Pd Simona Bonafè, i deputati Dario Parrini e Lucia Ciampi, il presidente della Provincia di Pisa Massimiliano Angori.

Giglioli ha introdotto l'ex segretario affermando che il Partito democratico esiste ancora, si tratta solo di capire "quando finirà questa traversata nel deserto".

Dopo un abbraccio con il candidato sindaco locale Renzi, pantaloni neri, camicia bianca e abbronzato ha preso il microfono in mano e ha parlato per più di un'ora. 

Ha esordito con una domanda "Perché scrivi un libro se non sei candidato a niente?". La risposta, e qui facciamo un balzo alla fine della serata, l'ha data appunto alla fine: "Perché ho ancora la passione", ha detto, dopo aver ricordato che a 44 anni era stato, presidente della Provincia di Firenze, sindaco, e poi segretario del Pd, due volte e soprattutto presidente del governo, per più di mille giorni ("solo i governi Mussolini, Berlusconi e Craxi sono durati più del mio").

Ma prima Renzi ha ampiamente criticato il governo bicefalo Salvini-Di Maio sostenendo, più volte, che i gialloverdi basano il loro lavoro sulla paura e sul fatto di instillarla nei cittadini.

Ha citato il caso del maestro di Foligno che ha offeso un bambino di colore ("il ministro dell'istruzione dovrebbe mandarlo a casa subito") e ha citato i casi di Pamela Mastropietro e Jessica Valentina Faoro, che hanno avuto una drammatica fine simile (uccise da un uomo) ma una diversa esposizione mediatica.

Da questo gancio ha iniziato a parlare di immigrazione ribadendo come gli italiani siano stati migranti fino a poco fa... il secolo scorso: "I Salvini passano, i valori restano". Ha ricordato i 50 miliardi stanziati dalla Cina per l'Africa "mentre noi discutevamo di 60 migranti in mezzo al mare".

Renzi ha ironizzato più volte su Di Maio, Toninelli e Salvini ricordando che il Pd sta combattendo una battaglia culturale contro chi "vuole rinchiudere il futuro nella paura". 

Poi ha parlato dei suoi genitori, che sono agli arresti domiciliari: "Chi vivrà vedrà, ho letto le carte, la verità verrà fuori" anche se "mi capita di pensare se quanto accade ai miei genitori sia colpa mia". 

Renzi ha concluso il suo intervento citando Bartali e Coppi e il famoso passaggio di borraccia. Ha ricordato di quella volta che, da giovane, intervistò Bartali e del fatto che, pur non avendo scoperto chi dei due avesse passato la borraccia, aveva però capito quanto rispetto corresse tra i due campioni.

"Se continuo a fare politica è perché ci credo, non è per ambizione. Perché credo nei valori che mi hanno insegnato i miei genitori".


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