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Attualità mercoledì 22 marzo 2017 ore 17:35

Affrichella, indagini magnetiche sui fondali

Effettuati oggi i rilievi magnetici allo Scoglio d'Africa, il geologo Aldo Piombino: "Rilascio di metano, nessuna attività di vulcani"



CAMPO NELL'ELBA — Proseguono i rilievi allo Scoglio d'Africa da parte dei tecnici dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia della Toscana e dei colleghi dell’Università La Sapienza di Roma, coordinati in loco dal personale della Protezione Civile. 

Nella giornata di oggi sono stati effettuati i rilievi magnetici sui fondali anche con l'ausilio dei robot sottomarini raccogliendo così una massa di dati che si somma ai campioni d'acqua prelevati ieri e che verranno analizzati in questi giorni prima di fornire una risposta concreta al fenomeno dello scorso 16 aprile al momento ancora senza spiegazione.

In attesa di una versione ufficiale sono molte le teorie che si rincorrono in rete circa l'esplosione vista, e filmata, da un gruppo di pescatori campesi. Sull'episodio si è espresso, nel suo blog Scienze e Dintorni, il geologo Aldo Piombino, che fornisce una prima ipotesi: "In rete si leggono cose demenziali tipo che è in arrivo un’eruzione di un nuovo vulcano, per non parlare delle onnipresenti trivelle, oppure esercitazioni segrete della NATO. 

Sicuramente è qualcosa di insolito (o, quantomeno, di poco osservato) eppure la spiegazione è abbastanza semplice e, sostanzialmente, già abbondantemente conosciuta. 

Iniziamo subito a dire che non si può trattare di fenomeni connessi a vulcanismo per una serie di motivi. Ci sono delle rocce vulcaniche in zona, ma si tratta di graniti formati da magmi che si sono solidificati a qualche km di profondità tra gli 8 e i 4 milioni di anni fa. 

In ogni caso, una eventuale attività vulcanica può essere esclusa a priori per un motivo banalissimo: non ci sono precursori di una eruzione (né della formazione di un nuovo apparato vulcanico) come sismicità, aumento del flusso di calore, attività fumarolica o idrotermale etc etc). Anche l’ipotesi di un semplice vulcano di fango non pare verosimile, in quanto esplosioni e fiammate suggeriscono una forte reazione esotermica. 

Penso a qualcosa legato alla presenza di sacche di gas intrappolate nei sedimenti. Questo sia per l’esplosione e per il colore scuro delle acque, che denota la presenza di materia organica non decomposta, che si accoppia benissimo alla presenza di metano.

Queste sacche si formano nei sedimenti grazie ad una complessa varietà di attività metaboliche, il cui risultato finale è la formazione di metano e biossido di zolfo. È il modo con cui si formano i depositi di carbone e idrocarburi. 

Fino a quando l’ambiente resta riducente il gas rimane integro, ma metano e solfuri hanno il vizio di risalire perché sono leggeri. Tali aree di rilascio sono conosciute internazionalmente come methane seep. Il problema è che quando il gas viene rilasciato si trova improvvisamente in contatto con l’ambiente ossidante esterno è costretto ad ossidarsi (e talvolta a deflagrare violentemente). Da qui il brillamento.

È comunque un fenomeno piuttosto difficile ad osservarsi e per questo poco noto; è chiaro che i boati sono udibili a maggiore distanza rispetto a quella entro la quale possono essere visti i brillamenti ma tutto fa supporre che l’esplosione vista dai pescatori l’altro giorno e i boati che ogni tanto vengono percepiti lungo le coste elbane siano dovuti ad emissioni di metano".


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