Cancro: intervenire sulle conseguenze o sulle radici?
di - sabato 24 dicembre 2022 ore 09:00
Qualche giorno fa, in una puntata di “Che tempo che fa?”, Fabio Fazio ha ospitato Kyle Holen, “capo dello sviluppo, oncologia e terapeutici” della casa farmaceutica Moderna, e con lui ha parlato in toni entusiasti della sperimentazione dei vaccini nella lotta contro il melanoma, che è un tumore della pelle.
Ha spiegato Kyle Holen: “Siamo tutti entusiasti perché è la prima volta che questo vaccino di fatto è stato promettente per i pazienti oncologici e quindi stiamo esplorando tutta una serie di tipologie di altri cancri con la stessa tecnologia. Questo vaccino usato in combinazione con un altro trattamento immunitario può ridurre il rischio di recidiva o addirittura esito infausto. L’abbiamo migliorato del 44%, la cosa ci entusiasma tantissimo… Ci sono molte tipologie di cancro, per esempio stiamo esplorando questo vaccino per il cancro al polmone, al colon retto, al seno… è assolutamente promettente e ci saranno ulteriori possibilità in futuro… Lo studio che abbiamo effettuato è stato fatto su pazienti che hanno una stadiazione tre, ma crediamo che ci sarà un’efficacia anche con stadiazioni precedenti. Speriamo di poter somministrare questo vaccino a coloro che per esempio hanno un rischio altissimo di recidiva del cancro e quindi impedirla. Cerchiamo di dare loro la possibilità di guarire e di non preoccuparsi più… ”.
Si tratta di un vaccino a mRna, sviluppato da Moderna con la stessa tecnica di quello contro il Covid-19.
Qual è il significato di queste dichiarazioni? Ecco alcune riflessioni un po' specialistiche
Stéphane Bancel, amministratore delegato di Moderna, a margine dell’annuncio globale, ha spiegato: “Abbiamo sviluppato una tecnologia che crediamo sia in grado di insegnare ai linfociti T a riconoscere le cellule cancerose e a distruggerle”. È dunque una forma di immunoterapia, con un procedimento simile a quello di Car-T, una tecnica già utilizzata con successo per trattare linfomi non-Hodgkin e alcuni tipi di leucemia; c’è però una differenza notevole: Bancel ha dichiarato: “Noi stiamo trattando un tumore solido… Contrariamente a quanto avviene con Car-T, noi non preleviamo il sangue del paziente per ingegnerizzarne i linfociti, bensì effettuiamo una biopsia e poi sequenziamo il Dna sia delle cellule malate che di quelle sane”.
Poiché il procedimento è studiato sul profilo del singolo paziente, rientra nell’ambito della “medicina personalizzata”: dopo la sequenziazione, i risultati vengono processati da un algoritmo che “analizza le differenze tra le due sequenze, quindi un software evidenzia le 34 mutazioni più importanti”; poi si sviluppa il vaccino, pensato in modo tale che l’mRna iniettato nel paziente insegni ai linfociti T a riconoscere le mutazioni e ad attaccarle. Il sistema immunitario viene addestrato, dunque, a combattere la minaccia, come avviene per la proteina spike del Sar-Cov-2.
Lo studio Moderna-Merck (che è uno studio di fase 2, in attesa di più ampi sudi di fase 3) ha coinvolto finora 157 pazienti affetti da melanoma in stadio III e IV, cioè quelli in cui il tumore cresce e sviluppa metastasi. In particolare, i soggetti selezionati sono pazienti con metastasi ai linfonodi rimovibili chirurgicamente e con alto rischio di recidiva: il tumore era stato rimosso chirurgicamente 13 settimane prima di ricevere la prima dose di farmaci ed in remissione dopo l’intervento chirurgico. Questi pazienti sono stati divisi in due gruppi: al primo è stato somministrato per un anno esclusivamente Keytruda, un anticorpo monoclonale umanizzato un anticorpo monoclonale, che è in uso negli Stati Uniti dal 2017 e che agisce aumentando la capacità del sistema immunitario di combattere il melanoma avanzato; al secondo, invece, sono state inoculate nove dosi di 4157/V940, il vaccino a mRna sperimentale di Moderna, oltre a 18 cicli da 200 grammi di Keytruda, ad intervalli di tre settimane l’uno dall’altro. Il risultato è che questo secondo gruppo ha mostrato una riduzione del 44% del rischio di recidiva rispetto al primo, trattato solo con Keytruda, che pure aveva già mostrato una riduzione della recidiva del 42% rispetto a quella ottenuta con altri tipi di anticorpi monoclonali, come Yervoy.
Perchè moderna ha fretta di pubblicizzare a livello dell'opinione pubblica quanto sta avvenendo ?
Prima che il trattamento combinato possa arrivare sul mercato, bisognerà aspettare i prossimi passi della ricerca: la terapia con Keytruda e vaccino dovrà cioè superare il trial di fase 3, ovvero quello in cui si valuta il rapporto tra rischi e benefici, arruolando un numero di pazienti nell’ordine delle migliaia e valutandone quindi l’impatto su larga scala. L’obiettivo di Moderna sarebbe anche quello di ridurre da 45 a 30 giorni i tempi di produzione per il vaccino a mRna e fare in modo che possa allargarsi ad altre patologie diverse dal melanoma.
Ha concluso Bancel: “Il meccanismo per trattare altri tumori è il medesimo di quello che abbiamo utilizzato per questo studio. E siccome ha funzionato per questa patologia, vogliamo lanciare una sperimentazione di fase 3 anche per altre”.
Ha aggiunto Holen: “In questo momento stiamo preparando una relazione e la presenteremo alle redazioni delle pubblicazioni scientifiche. Speriamo che siano in grado di pubblicare i nostri risultati in un paio di mesi… Speriamo di poter avere questa terapia disponibile a tutti il più fretta possibile. Tutto dipende dai nostri colloqui con l’autorità europea e altre autorità mondiali. Presenteremo questi dati agli enti e speriamo che anche loro ammettano quanto sono promettenti siano questi dati e ci diano l’approvazione il più presto possibile”.
Ma poi, alla domanda di Fazio sull’impatto dei costi sul mercato, Holen ha glissato dicendo di essere solo uno scienziato e di non sapere di questi aspetti.
Ma sono proprio questi gli aspetti che possono inquietare le casse dello Stato e la Comunità: quanto costerà al Sistema Sanitario (italiano ed europeo), già dissanguato dai vaccini a RNA per il COVID? Si consideri, inoltre, che il Sistema Sanitario italiano subirà, nei fatti, tagli importanti col nuovo governo: l’inflazione, infatti, ha già eroso il previsto ed esiguo stanziamento di fondi destinati alla Sanità.
Quale potrebbe essere la soluzione ?
La soluzione dei problemi della sanità (e non solo dei costi) potrebbe essere una politica che non sia centrata solo sulla cura e sull’assistenzialismo. Riflettere, ad esempio, sul fatto che la politica sanitaria sui tumori (e, più in generale, sulla “malattia”) si è concentrata “a valle”, sui meccanismi fisiopatologici della malattia e quindi su una cura meccanica. Riflettere sul fatto che le “radici” della malattia sono altrove: ad esempio, nella qualità dell’ambiente, nella nutrizione, nel muoversi, nell’incapacità di spegnere lo stress relazionale e nell’imprinting della relazione con la propria madre e con i propri genitori avvenuta dalla concezione ai primi otto mesi di vita e, quindi, nella maturazione della competenza del Sistema Immunitario. Riflettere, infine, sul fatto che gli effetti a lungo termine dei vaccini a mRna sono ancora ignoti!
Le esperienze di Moderna dimostrano ancora di più quello che già io sapevo: l’origine biologica del tumore è nel “dialogo” tra cellule tumorali e Sistema Immunitario del Soggetto e la riformattazione del Sistema Immunitario è la chiave della guarigione di molte malattie. Ma questa riformattazione passa non solo attraverso le astuzie meccaniche di Moderna, ma anche attraverso il rientro nel corpo da parte del Soggetto, alienato nel suo progresso evolutivo. Che l’Io rientri nel corpo e nella relazione è questione molto difficile, ma, attraverso l’impegno nella meditazione emozionale, è possibile! È qualcosa che ha a che fare con la Transizione Ecologica Interiore! Ma, si sa, è più facile pagare la cura con i soldi, che assumersi la responsabilità e prevenire!