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Pirati all'Elba, tra leggende, misteri e luoghi
Dai mitologici Argonauti ai terribili corsari di Barbarossa: alla scoperta di un’Isola segreta che racconta storie antiche di coraggio e avventura
ISOLA D'ELBA — L’Isola d’Elba, con la sua posizione strategica al centro di importanti rotte marittime e per i ripari che le sue coste offrivano (Portoferraio è da sempre conosciuto come uno dei porti più sicuri), si è ritrovata per lungo tempo contesa, ma anche saccheggiata e devastata da temibili pirati attratti dalla possibilità di ottenere schiavi da rivendere, ferro, granito e altre risorse, insieme al controllo del canale di Piombino.
Sospesa tra storia e mito, dell’Elba scrive Diodoro Siculo, narrando di come gli Argonauti, dopo essersi impossessati del vello d’oro, navigando per il Tirreno giunsero a un’isola di nome Aethalia dove fondarono un porto per le loro navi. Proprio dall’Elba, come racconta un verso dell’Eneide, proviene il ferro estratto per forgiare le armi di trecento giovani guerrieri per partecipare alla guerra di Troia.
Certamente, proprio per la ricchezza del suo sottosuolo, l’isola fu contesa nei secoli fin dai suoi primi abitanti. Durante l’età del bronzo, e a partire dal 450 a.C., i romani la sfruttarono non solo per il ferro, ma anche per le cave di marmo e granito (a testimonianza di questo periodo, è imperdibile la visita ai resti della villa romana delle Grotte, davanti alla rada di Portoferraio, edificata tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C.).
Secoli di pirateria si sono susseguiti nel mar Tirreno, durante i quali l’’Elba subì numerosi attacchi e saccheggi. Il pirata più famoso di tutti fu Khair-ed-Din, detto il Barbarossa, che con la sua flotta invase l’isola nel 1534, distruggendo Rio e Grassera. Tra i percorsi più affascinanti lungo i quali ritrovare le tracce di questo temutissimo pirata ci sono Montemarciale, Pedemonte e Latrano (Santo Stefano alle Trane): ideali per unire l’attività all’aria aperta a un tuffo nella storia dell’Isola d’Elba.
Con il perdurare per diverso tempo del terrore piratesco sull’isola, la fantasia popolare ha dato vita a molte leggende, come quella dell’Innamorata, legata al territorio capoliverese. O quella de Le cinque sorelle di Luceri, tra Lacona e Portoferraio, dove oggi, nelle sere di luna piena, nel luogo in cui sarebbero cadute in mare le fanciulle, in fuga da un fortilizio romano per la paura di essere rapite dai corsari, l’acqua del mare presenta bagliori perlacei ed effonde nell’aria il pianto delle sorelle.
La Leggenda dell’Innamorata, la più famosa e sentita sull’isola, racconta la storia proibita di due giovani amanti, Maria e Lorenzo. I due si diedero appuntamento sulla spiaggia che oggi porta il nome di questa storia, ma ad attendere il ragazzo arrivò una flotta di terribili pirati che lo portarono via, gettandolo agonizzante in mare. La giovane, riconoscendo in quel corpo il suo amante, si lasciò cadere tra le onde. Fu ritrovato solo il suo scialle impigliato su uno scoglio che da allora è chiamato “lo scoglio della Ciarpa”. Ancora oggi, per volere di un singolare nobiluomo spagnolo, il conte Domingo Cardenas, che raccontò di aver visto l’ombra della ragazza aggirarsi sulla spiaggia, il 14 luglio si ricorda questa sfortunata storia d’amore con una suggestiva fiaccolata in costume, durante la quale mille fiaccole vengono accese per permettere ai due innamorati di ritrovarsi. Tra balli infuocati e musica, il corteo raggiunge la spiaggia dove si assiste al tuffo di Maria e alla disfida della ciarpa: a parteciparvi sono i quattro rioni di Capoliveri, che si sfidano in una nuotata per il recupero della sciarpa.
Questi secoli di timore hanno lasciato una traccia concreta sull’isola che si esprime nelle torri di avvistamento e nelle fortezze costruite nel vano tentativo di difendersi dalle invasioni e dalle violente scorribande dei pirati. Tra le tappe imperdibili, le torri sulle spiagge di Marina di Campo e Marciana Marina (sono la torre della Marina, costruita dai pisani nel XI secolo, e la torre Pisana, anche detta Saracena), due dei più importanti approdi elbani. Alle spalle di Marina di Campo, presso San Piero, sorge la torre di San Giovanni, quadrangolare, costruita dai Pisani nell’XI secolo. Esagonale è invece la torre Medicea, a Rio Marina, costruita nel 1534 dalla famiglia Appiani. Sulle alture che si affacciano sul mare troviamo i resti di due fortezze, entrambe distrutte dal pirata Dragut nel 1552: la fortezza di Luceri, o Santa Lucia, costruita per proteggere il golfo di Portoferraio e le rovine del castello del Giogo, sul monte Giove. Tra i luoghi più suggestivi dell’Elba, da visitare al tramonto per sorprendersi davanti a un panorama indimenticabile, il Castello del Volterraio è una delle poche fortezze mai espugnate dai pirati turchi.
Infine, ultimo, disperato baluardo degli abitanti dell’Isola d’Elba erano le chiese: San Niccolò a San Piero in Campo, San Nicola a Poggio, la chiesa dei Santi Martiri Giacomo e Quirico a Rio nell’Elba, Santo Stefano alle Trane con i suoi splendidi bassorilievi etruschi e romani, i ruderi delle chiese d’altura di Pomonte che seppur rase al suolo dai pirati conservano un fascino unico. Così come il santuario di Madonna del Monte, immerso nella natura e in una posizione strategica molto apprezzata anche da Napoleone, e il romitorio di San Cerbone, leggendariamente considerato il luogo di culto più antico dell’isola. Non possono non essere citate le pievi, altrettanto belle e importanti per l’organizzazione militare del contado e per la difesa del territorio rurale che ci appaiono severe e fortificate, custodi di un tempo capace ancora di emozionarci.
L’isola d’Elba è facilmente raggiungibile in aereo (voli da Pisa, Firenze e da fine giugno da Milano) e in traghetto dal porto di Piombino in un’ora di navigazione. Tutte le informazioni si trovano sul sito di Visit Elba www.visitelba.info.
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