Questo sito contribuisce alla audience di 
Toscana Media News quotidiano online.
Percorso semplificato Aggiornato alle 09:25 METEO:FIRENZE19°28°  QuiNews.net
Toscana Media News - Giornale Online
giovedì 05 giugno 2025
Tutti i titoli:
corriere tv
Rapina in farmacia, ecco il blitz ripreso dalla videocamere della sorveglianza
Rapina in farmacia, ecco il blitz ripreso dalla videocamere della sorveglianza

Attualità martedì 03 giugno 2025 ore 18:00

Crescere nell'età della pietra, cosa dicono i fossili

Calchi dei tre fossili di bambini

I nostri antenati crescevano più velocemente. Lo rivela uno studio internazionale sui fossili di tre neonati ritrovati in Sudafrica e in Etiopia



FIRENZE — Quanto velocemente crescevano i bambini di 2 milioni di anni fa? Una possibile risposta arriva da uno studio internazionale su alcuni fossili ritrovati in Sudafrica e in Etiopia.

Autori dello studio, pubblicato su Nature Communications, sono Jacopo Moggi Cecchi, docente di Antropologia al Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, e José Braga dell’Université de Toulouse 

I reperti consistono in una mascella e due mandibole appartenenti a bambini molto piccoli, poco più che neonati. "Questi resti - spiega una nota dell'università di Firenze- sono di grande valore per comprendere come si sviluppavano i primi esseri umani. I resti fossili delle più antiche specie del genere Homo (Homo habilis e Homo erectus) sono soprattutto reperti di individui adulti, mentre sono completamente mancanti i resti di individui neonati ed infantili".

“La nostra ricerca apre le porte alla possibilità di studiare lo sviluppo somatico nelle specie più antiche del genere Homo – prosegue –. Una delle caratteristiche della specie umana è quella di avere dei tempi di sviluppo somatico post-natale prolungati rispetto a quelli degli altri primati. I cuccioli umani crescono lentamente, in parte perché il nostro cervello è molto grande in proporzione al corpo. Per capire quando questa caratteristica è emersa nella nostra evoluzione, è fondamentale disporre di fossili di bambini. Analizzandoli, possiamo raccogliere informazioni preziose sull’anatomia e sui tempi di crescita.”

Per uno di questi reperti, la porzione di mascella, è stata determinata l’età biologica alla morte, che è stata stimata a circa 6 mesi grazie allo studio della struttura interno dello smalto dentario, che si forma mantenendo delle tracce del suo sviluppo, in maniera simile agli anelli di accrescimento degli alberi. Questa analisi è stata possibile tramite l’impiego di microtomografie a luce di sincrotrone effettuate presso la European Synchrotron Radiation Facility di Grenoble.

“I risultati indicano che i tempi di sviluppo di questi ‘piccoli’ erano ancora relativamente rapidi e che quindi l’acquisizione di tempi di sviluppo prolungati deve essersi originata in tempi molto più recenti nel corso dell’evoluzione umana – illustra il docente fiorentino –. Inoltre, l’analisi dettagliata della morfologia craniofacciale e dentaria ha mostrato delle differenze tra la mandibola rinvenuta in Etiopia attribuita a Homo habilis e i reperti sudafricani, attribuiti a una specie affine a Homo erectus. L’esistenza di queste differenze morfologiche suggerisce che la diversità tassonomica fra queste due specie del genere Homo fosse già evidente nell’infanzia”.

“Nuovi fossili e nuovi metodi di analisi – conclude Moggi Cecchi – ci aiuteranno a ricostruire meglio l’evoluzione dello sviluppo corporeo che ha portato alla comparsa di Homo sapiens”.


Se vuoi leggere le notizie principali della Toscana iscriviti alla Newsletter QUInews - ToscanaMedia. Arriva gratis tutti i giorni alle 20:00 direttamente nella tua casella di posta.
Basta cliccare QUI

Tag
Iscriviti alla newsletter QUInews ToscanaMedia ed ogni sera riceverai gratis le notizie principali del giorno