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Arte lunedì 03 maggio 2021 ore 17:25

Gli Uffizi riaprono, nuove sale e opere mai viste

Le Gallerie degli Uffizi ripartono in grande stile con 14 nuove sale e 129 opere. Capolavori del Cinquecento mai esposti e la rivoluzione anti-code



FIRENZE — Gli Uffizi riaprono dopo due mesi di stop dovuto alle misure per contrastare il Covid ma lo fanno in grande stile con 14 nuove stanze e 129 opere: protagoniste, accanto ad Andrea del Sarto, Parmigianino, Pontormo, Sebastiano del Piombo, anche le recenti acquisizioni di Daniele da Volterra, Rosso Fiorentino e l’Enigma di Omero del bolognese Bartolomeo Passerotti, per secoli ritenuto perduto. Nella selezione di autoritratti anche Bernini, Chagall, Guttuso.

Ma non solo, c'è anche il rinnovamento al piano terreno grazie a spazi restaurati e recuperati: ora si fa il biglietto e si entra dalla parte del complesso Vasariano più vicina all’Arno. Complessivamente la Galleria cresce di oltre duemila metri quadrati

Le nuove sale, che affiancano al primo piano della Galleria il corridoio dove le opere erano prima esposte, erano state finora utilizzate per mostre temporanee, oppure erano chiuse. Adesso, con un cambiamento nel percorso di visita del museo, accolgono i visitatori in arrivo dal secondo piano attraverso la scala Buontalenti o l’ascensore situati tra la sala di Leonardo e quella di Michelangelo-Raffaello a metà del Corridoio di Ponente.

I quadri prima esposti nei corridoi, dove erano appiattiti da una luce diretta al soffitto, assumono adesso un nuovo risalto. Si è data una nuova importanza alle scuole extra toscane: per il ‘500 romano la tela con la sublime “Morte di Adone” di Sebastiano del Piombo può finalmente essere di nuovo vista a un’altezza che permette di apprezzare ogni dettaglio. Guardandola si ha quasi l’impressione di entrare a far parte della scena stessa.

Nella sala accanto stanno due recentissimi acquisti degli Uffizi, i dipinti di Daniele da Volterra – stretto seguace di Michelangelo – raffiguranti la Sacra Famiglia con Santa Barbara e l’Elia nel deserto, quest’ultimo celebrato dalla rinomata rivista inglese di settore Apollo, tra le “Acquisitions of the Year” nel 2018.

Un altro acquisto prestigioso viene esposto per la prima volta, nelle sale dedicate all’arte emiliana: è la tela raffigurante Omero e l’enigma dei pidocchi di Bartolomeo Passerotti, pesarese attivo a Bologna, eseguito per il fiorentino Giovanni Battista Deti.

Un capolavoro indiscusso del Manierismo emiliano è la celebre Madonna dal collo lungo di Parmigianino, ora sulla parete di fondo di una sala raccolta e profonda, così che l’opera appare come in un canocchiale prospettico che attrae l’osservatore. Questo particolare allestimento delle opere, realizzato anche grazie al contributo dei Friends of the Uffizi Galleries, è stato disegnato dall’architetto Antonio Godoli e unisce soluzioni ottimali di presentazione, aspettative di visione perfetta da parte dei visitatori, e sistemi di protezione altamente sofisticati e ineguagliati al mondo.

L’arte emiliana continua nelle sale accanto, con Dosso Dossi e seguaci, nonché con uno stupefacente “camerino” che accoglie i dipinti dei maggiori artisti di Ferrara incastonati sulle pareti come gioielli.

L’arte toscana viene resuscitata dal nuovo allestimento, che vanta una novità sensazionale: il San Giovanni Battista di Rosso Fiorentino, uno dei capiscuola del manierismo a Firenze (e Oltralpe), parte del lascito del professor Carlo Del Bravo, donato agli Uffizi nel luglio 2020 (selezionato anch’esso come il Daniele da Volterra due anni prima, tra le “Acquisitions of the Year” della rivista britannica “Apollo”).

Il percorso del primo Cinquecento toscano si mostra con visuali nuove, allo stesso tempo teatrali e filologiche: la Madonna delle Arpie di Andrea del Sarto è presentata su una sorta di altare in pietra, mentre voltandosi a sinistra si vede nella stanza accanto, inquadrato dallo stipite in pietra serena della porta, l’Angelo che suona il liuto di Rosso Fiorentino – una delle icone più amate e più riprodotte degli Uffizi. A destra si apre un’altra stanza dove la Visitazione di Mariotto Albertinelli è esposta in maniera da ricostruire l’assetto originale della pala d’altare, con la predella al di sotto della tavola principale: una soluzione che privilegia l’aspetto storico dell’insieme, uno dei pochissimi che si siano mantenuti integri dopo lo smantellamento dell’altare di provenienza. Con il vantaggio che le storielle con la Vita di Gesù, a circa mezzo metro da terra, possono essere un prezioso strumento per le iniziative di educazione museale rivolte ai bambini.

E dunque, ammirata questa sala dedicata alla prima Maniera fiorentina (ma con uno strepitoso tondo del senese Beccafumi) si entra poi in quella con le opere di Andrea del Sarto, e da qui si passa alla stanza che contiene la rassegna dei dipinti di Pontormo e Rosso Fiorentino, di potenza stordente. Dal fortissimo di questo spazio si passa all’andante moderato di due spazi adiacenti, con opere più pacate (ancora dipinti di Pontormo, Andrea del Sarto, ma anche di Bachiacca, Granacci, Puligo) che illustrano l’atmosfera a Firenze nei primi decenni del Cinquecento, e il corridoio d’ingresso dove si possono ammirare dipinti monocromi di Andrea del Sarto e Pontormo che ornavano i carri del carnevale del 1513 (occasione in cui si festeggiò anche l’elezione del primo papa Medici, Leone X). Una cesura preziosissima in questo festival di quadri e colori è il “Corridoio dei marmi”, uno spazio quasi silenzioso e di quiete, dalle tinte tenui, dove davanti a una lunga panchina sfilano rilievi antichi, alcuni dei quali mai esposti negli ultimi decenni. Spicca tra questi il rilievo di arte romana della fine del I secolo d.C. con il Pastore seduto, detto anche il Viandante. È una figura a riposo ma dallo sguardo intento: quasi una metafora del viaggio intrapreso dal turista di oggi e dall’amante dell’arte che si avventura nell’immenso patrimonio degli Uffizi.

I corridoi che nel precedente allestimento ospitavano anche grandi pale d’altare, con il risultato di sacrificare la profondità visiva che queste richiedono, sembrano invece gli spazi perfetti per ospitare la collezione degli autoritratti, che nel 1973 erano stati spostati nel Corridoio Vasariano ma che originariamente stavano agli Uffizi.

Proprio in questi ambienti è previsto nel corso dell’anno un riordino della straordinaria collezione, iniziata nel Seicento dal Cardinal Leopoldo. Per annunciare l’inizio dei lavori è stata temporaneamente preparata una sala che ruota intorno alla statua del Cardinale, collezionista lungimirante e originale, insaziabile e competentissimo: la sua immagine scolpita nel 1667 dall’artista di corte Giovanni Battista Foggini domina l’ambiente, circondata da una selezione di autoritratti che in parte egli stesso aveva comperato: vi sono quelli di Sofonisba Anguissola, di Ludovico Cardi detto il Cigoli, del Bernini, di Carlo Dolci. E intorno una selezione di altri autoritratti, provvisoria, perciò cronologicamente varia (Angelica Kauffmann, Marc Chagall, Renato Guttuso, Adriana Pincherle, Yayoi Kusama, Tesfaye Urgessa, solo per segnalarne alcuni), testimonianza di un’attenzione all’arte contemporaneadi ciascuno dei membri della famiglia Medici e del Cardinal Leopoldo in particolare. È lui il personaggio a cui è dovuta una vasta parte della collezione d’arte degli Uffizi, e delle opere che si possono ammirare adesso durante la visita.

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