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Attualità sabato 20 maggio 2017 ore 12:06

La crisi non molla, i toscani spendono ancora poco

Rispetto al 2011 le famiglie toscane stanno meglio ma i consumi restano ancora sotto ai livelli pre-crisi e il commercio al dettaglio ne risente



FIRENZE — Il morso si è allentato ma la crisi, o almeno i suoi effetti, non è ancora alle spalle. Lo rivelano i dati di Unioncamere Toscana sul 2016. In generale, quello che emerge è che le famiglie toscane nel 2016 hanno beneficiato del graduale miglioramento registrato dal quadro macroeconomico regionale. Questo ha influito positivamente sulla percezione della propria situazione economica, un elemento significativo ai fini della spesa e dei consumi. Rispetto alle criticità registrate fra la fine del 2011 e l'inizio del 2013, infatti, si è ridimensionato molti il numero sia di coloro che ritengono la propria situazione peggiorata sia di quelli che dichiarano di non avere risorse economiche sufficienti e adeguate per far fronte alle proprie necessità. 

Sebbene, però, il potere d'acquisto delle famiglie nel biennio 2015-2016 abbia ripreso a crescere, i consumi sono comunque cresciuti a tassi piuttosto bassi. Diciamo che restano ancora al di sotto dei valori raggiunti prima della crisi: quasi due punti percentuali in meno rispetto al 2007. 

Non solo: nel 2016 i consumi sono cresciuti ad un ritmo inferiore anche rispetto al 2015 e lo stesso andamento sembra destinato a proseguire anche nel corso del 2017 a causa della ripresa dei prezzi al consumo alimentata soprattutto dai prodotti energetici. 

Con conseguenze evidenti sulla rete del commercio al dettaglio: el 2016 il saldo fra aperture e cessazioni di unità locali appartenenti al settore del commercio al dettaglio è infatti tornato nuovamente a ridursi con il +181, rispetto al +607 del 2015 e ancora peggiore è l'andamento di tale saldo in termini di imprese, che è sceso in territorio addirittura negativo con -43 unità. C'è a pesare un'incertezza di fondo che limita l'avvio di nuove iniziative imprenditoriali e l'attivazione di processi di investimento nel settore.

In generale si registrano anche andamenti diversi a seconda delle tipologie di commercio. Nel corso degli ultimi cinque anni, nel periodo cioè tra 2012 e 2016, la crescita delle unità locali del commercio al dettaglio, oltre 2mila unità aggiuntive, per un incremento del +2,7 per cento, è stata sostenuta dall'espansione del commercio ambulante, con quasi 1.900 unità locali in più, pari al +13,8 per cento, e dal commercio "al di fuori di negozi, banchi e mercati", con 676 unità locali aggiuntive, per una variazione del +32,6 per cento. 

A flettere verso il basso, invece, è stato il commercio al dettaglio in sede fissa: -316 unità locali, pari al -0,5 per cento. A risentire di questa flessione, in particolare, è stato il segmento degli esercizi non specializzati, con -300 unità locali, per una diminuzione del 3,3 per cento, mentre sostanzialmente stazionaria è la consistenza numerica dei negozi specializzati: -16 unità locali nei cinque anni considerati. 


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