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Attualità venerdì 01 luglio 2016 ore 17:01

Credito, cala la febbre ma la salute non c'è

Migliora la situazione dei prestiti alle famiglie e alle imprese toscane medio grandi ma soffrono ancora quelle piccole soprattutto nelle costruzioni



FIRENZE — A offrire una panoramica sullo stato del credito in Toscana è il rapporto dell'ufficio studi di Unioncamere Toscana che ha elaborato i dati della Banca d'Italia. In generale quello che i numeri tratteggiano è un quadro poco uniforme con una ripresa che c'è ma che non tutti toccano con mano allo stesso modo. Anzi, c'è ancora chi soffre e registra sostanziosi segni meno. 

Partendo dal dato generale, la fase di graduale recupero del mercato del credito toscano fa segnare un +0,7 per cento in termini di prestiti alla clientela residente. Chi traina sono i privati, con un +0,9 per cento, mentre calano i prestiti alle pubbliche amministrazioni e qui il tonfo è a -2,9 per cento. I prestiti alle famiglie mettono il turbo, passando da +1,1 per cento del quarto trimestre del 2015 a +1,5 per cento del periodo gennaio-marzo 2016. 

Sul fronte delle imprese, si allarga la forbice tra quelle medio-grandi e quelle piccole. Le prime registrano un aumento dei prestiti dell'1,5 per cento mentre le seconde si attestano a -2,4 per cento. A far preoccupare resta ancora il settore delle costruzioni, il più penalizzato dalla crisi, mentre vanno bene i servizi, l'agricoltura e l'estrattivo. 

“Il mercato del credito invia nel complesso segnali positivi", ha detto il presidente di Unioncamere Toscana Andrea Sereni. 

 "Occorre tuttavia andare oltre la superficie per capire come tale miglioramento sia tutt’altro che generalizzato - ha aggiunto Sereni - Se, da un lato, anche i dati del credito confermano come la ripresa sia in corso, dall’altro ne evidenziano parimenti la debolezza ed i rischi di ricaduta, sottolineandone soprattutto una diffusione ancora relativamente limitata all’interno del sistema economico-produttivo. Per consolidarla occorre rilanciare gli investimenti e, in senso più ampio, sostenere la domanda aggregata, agevolando al contempo la crescita delle imprese ‘virtuose’, quelle cioè in grado di rafforzare la propria posizione competitiva e delle quali il sistema camerale è l’espressione sui territori, come espressione dell’economia reale, non dell’economia della finanza.”


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