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Lavoro lunedì 16 novembre 2015 ore 17:53

La Toscana cresce ma ancora troppo poco

Servizio di Serena Margheri

Nel 2015 il ricorso alla Cig è diminuito e le assunzioni a tempo indeterminato sono aumentate così come le cessazioni e i licenziamenti



FIRENZE — L'analisi del mercato del lavoro in Toscana realizzata dall'Ires è stata presentata dalla Cgil regionale e si basa sui dati dell'Inps, dei Centri per l’Impiego e della Regione relativi ai primi 9 mesi del 2015. 

Le notizie più confortanti riguardano il calo la cassa integrazione e l'aumento delle assunzioni a tempo indeterminato a  cui corrisponde però una crescita anche delle cessazioni di lavoro.

"Siamo in presenza quindi di un saldo attivo di appena 4.811 unità" spiega il sindacato. 

Più consistente il saldo positivo dei lavoratori a termine (171.411 avviamenti contro 141.257 cessazioni). In ulteriore calo dell’8,54 per cento l’apprendistato, ormai quasi residuale. 

Le trasformazioni da tempo determinato a indeterminato sono in crescita del 13,31 per cento, passando dalle 22.409 dei primi nove mesi del 2014 alle 25.392 del periodo equivalente 2015, soprattutto per effetto della L.190/14 e dei relativi incentivi. 

Da notare però che, senza incentivi, nel 2013 erano state 29.103, ben superiori quindi al 2015.

Continua la crescita esponenziale dei voucher: in 9 mesi in Toscana ne sono stati venduti 5.665.991 da 10 euro l’uno ( +81,9 per cento) senza che questo abbia contribuito ad intaccare il lavoro nero e le irregolarità. Nel recente bilancio sociale dell’INPS sono emerse, infatti, 4.175 aziende irregolari su 4.923 ispezionate nell’ultimo anno con circa 4.000 lavoratori scoperti completamente in nero. 

Continua il calo della cassa integrazione ancora resta però 8 volte al di sopra del dato del 2007,  anno di inizio della crisi.

Le previsioni sul Pil della Toscana, elaborate da IRES su dati Prometeia, stimano nello 0,6 per cento la crescita per il 2015; dell’1,1 per cento nel 2016 e 1,4 per cento nel 2017. 

"Valori poco soddisfacenti per garantire qualcosa di più che un consolidamento dei livelli occupazionali in grado di riconquistare le condizioni ante-crisi - commenta la Cgil -  Una crescita dell’export intorno all’1,2 per cento e dei consumi dell’1 per cento che, soprattutto se contestualizzata nel quadro di incertezze internazionali attuali, pur positivi appare ancora debole.  Analoga riflessione può essere svolta per gli investimenti, in sostanziale stabilità rispetto al 2014 ma  oltre 30 punti sotto l’inizio della recessione".

Anche la produzione industriale ristagna segnando nel secondo trimestre 2015 un calo dello 0,3 per cento.

Nessuna inversione di tendenza sostanziale neppure dal fronte del credito: l’unico dato in crescita è rappresentato dai mutui per l’acquisto di abitazioni mentre le sofferenze bancarie sono arrivate a 15 miliardi e 827 milioni.


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