Lavoro lunedì 29 settembre 2014 ore 13:42
Crisi, a rischio 11mila metalmeccanici
Domani 150 cassintegrati Cisl parteciperanno al presidio a Roma per chiedere una vera politica industriale. Intanto si aggrava la crisi in Toscana
FIRENZE — Dalla Breda all'Esaote, dalla Eaton alla Lucchini alla Nuovi Cantieri Apuania. Sono centinaia le crisi industriali che coinvolgono il settore metalmeccanico in Toscana: 7000 i posti di lavoro in bilico nelle aziende maggiori, mentre altri 4000 sono i lavoratori a rischio nelle imprese artigiane.
Per questo motivo domani, martedì 30 settembre, 150 delegati Rsu iscritti alla Cisl, cassintegrati e in mobilità, parteciperanno al presidio nazionale organizzato dal sindacato a Roma sotto Palazzo Chigi, per chiedere al governo una nuova politica industriale, che non guardi solo alla riforma del lavoro e all'articolo 18. E allora occhi puntati sulle infrastrutture, sul costo dell’energia, sul credito e sulla certezza delle regole e dei tempi della giustizia.
Temi fondamentali secondo il segretario regionale della Fim Cisl, Marco Tesi, "anche per i finanziatori stranieri che investirebbero più volentieri in Italia e in Toscana se ci fossero norme e regole certe, ma soprattutto tempi rapidi per la soluzione di controversie davanti ad un giudice".
Obiettivo, quello di ridare linfa a un settore strategico che oggi in Toscana soffre, in particolare nella provincia di Livorno dove le crisi di Lucchini e Arcelor-Mittal vedono 3920 lavoratori a rischio. Ma non dormono sonni tranquilli nemmeno i 1200 dipendenti della Breda a Pistoia, i 650 della Kme di Lucca, i 345 della Eaton di Massa e Carrara, i 250 della Esaote a Firenze e i 200 della camperistica nel senese.
Crisi industriali gravissime, che preoccupano ancora di più se si pensa che le 90000 aziende artigiane presenti in Toscana (un terzo sono metalmeccaniche) contribuiscono al 27% del Pil della regione.
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