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Attualità venerdì 17 febbraio 2017 ore 12:30

L'economia toscana cresce a passo di gambero

Secondo Irpet il Pil della Toscana cresce più di quello italiano ma nel 2018 calerà di nuovo. Disoccupazione e povertà restano altissime tra i giovani



FIRENZE — L'economia toscana cresce più di quella italiana ma la ripresa è ancora troppo debole. Il freno a mano, insomma, è ancora ingranato e per sbloccarlo, secondo l'Irpet che ha presentato il suo rapporto di inizio anno all'Auditorium al Duomo di Firenze, serve un serio rilancio degli investimenti pubblici. Alla giornata era presente anche il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. 

Una ricetta non nuova ma che secondo i ricercatori Leonardo Ghezzi Nicola Sciclone, curatori del rapporto presentato dal direttore di Irpet Stefano Casini Benvenuti è l'unica cura per far ripartire davvero un sistema economico piegato da dieci anni di crisi che hanno fatto perdere, solo in Toscana, 3mila posti di lavoro e hanno affossato il Pil del 3,4 per cento. Meglio che nel resto d'Italia dove, facendo una media di tutte le regioni, dal 2008 il Pil è crollato del 6,4 per cento, ma i problemi ci sono e sono ancora gravi.

Il dato di partenza, quello che costituisce la bussola del rapporto è che la Toscana, a pari merito con la Lombardia ed Emilia Romagna e dopo il Trenitino Alto Adige, fa parte delle regioni il cui andamento economico è migliore a livello italiano. Secondo l'Irpet, il Pil toscano nel 2017 crescerà dell'1 per cento a fronte dello 0,7 per cento nazionale ma frenerà nel 2018, tornando allo 0,9 per cento. Il propulsore della crescita, dati alla mano, è la ripresa della domanda interna, cresciuta del 2 per cento. I consumi delle famiglie sono aumentati anche se meno del reddito disponibile a causa della riduzione della propensione media al consumo, passata dall'88,4 per cento all'87,7 per cento. Questo perché, viste le persistenti incertezze del periodo, i toscani sono molto cauti nelle loro spese. 

Sul fronte dell'occupazione, nei primi nove mesi del 2016 gli occupati sono aumentati di 7.400 unità, pari allo 0,5 per cento: 7mila posti sono di lavoro autonomo. Questo, secondo l'Irpet, fa pensare che la crescita sia dovuta soprattutto all'aumento delle cosiddette partite Iva e che comunque la precarizzazione del lavoro sia in aumento. A fare le spese della disoccupazione, cresciuta della stessa percentuale dell'occupazione cioè dello 0,2 per cento, sono soprattutto i giovani. I ragazzi tra i 15 e i 29 anni, pari al 21 per cento della popolazione in età lavorativa, costituiscono solo l'11 per cento degli occupati. Sono poi 94mila i 'neet', cioè i giovani che né lavorano né studiano. 

La conclusione è un invecchiamento della popolazione al lavoro e l'aumento delle disuguaglianze sociali. In Toscana ci sono oggi 52mila famiglie e 120mila individui poveri e molti sono giovani. 

La soluzione, per l'Irpet, sta in una rinnovata spinta agli investimenti, crollati nel corso della crisi con il conseguente ridimensionamento delle capacità produttive del sistema. Proprio gli investimenti, hanno detto i ricercatori che hanno curato il rapporto, consentirebbero uno stimolo immediato all'occupazione e un rafforzamento della capacità produttiva del sistema.  


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Servizio di Dario Pagli
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