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Attualità martedì 16 maggio 2017 ore 16:00

Regione e Agenzia delle Entrate a duello sull'Iva

Servizio di Dario Pagli

La vicepresidente Barni e i rettori di Firenze, Pisa e Siena contro il recupero di 4 milioni detratti dall'azienda per il diritto allo studio



FIRENZE — Lo scontro tra la Regione Toscana e l'Agenzia delle Entrate si consuma su 4 milioni di euro, per l'esattezza 4.028.349,44, che l'amministrazione finanziaria ha chiesto indietro dall'Iva detratta nel 2011 dell'Ardsu, l'azienda regionale per il diritto allo studio che fornisce vitto e alloggio degli studenti. Ma in realtà a quella somma si aggiungono gli altri 4.531.892,63 euro che l'amministrazione finanziaria ha irrogato come sanzioni. 

Le cause del contendere affondano nei controlli che nel corso del 2016 l'Agenzia ha svolto nei confronti dell'Azienda per il diritto allo studio. Si tratta di una verifica fiscale, in materia di Iva, sulle operazioni attive compiute negli anni tra il 2011 e il 2014 in materia di vitto e alloggio agli studenti. Davanti alle contestazioni dell'Agenzia delle Entrate, l'azienda ha depositato una memoria difensiva in cui ha confermato che i servizi prestati agli studenti sono riconducibili alla sfera commerciale, cioè soggetti a Iva. Fino a oggi però, evidenzia la Regione, veniva richiesta ed ottenuta la restituzione dell''Iva a credito dalle Ardsu, risorse poi investite nei programmi di Dsu.

Ma per l'Agenzia delle Entrate, che ha aggiunto anche sanzioni per altri 4 milioni e mezzo, non è così: quei soldi non potevano essere detratti e ora vanno restituiti.

Ora la vicepresidente della Regione Monica Barni, insieme ai rettori degli atenei di Firenze Luigi Dei, di Pisa Paolo Mancarella e di Siena Francesco Frati, si è schierata con l'Ardsu e ha detto che la richiesta mette a repentaglio i servizi per il diritto allo studio nei quali le risorse detratte all'Iva sono reinvestite. Presenti nella sede della presidenza della Regione Toscana a Firenze anche il docente Claudio Pizzorusso dell'Università per stranieri di Siena e il presidente Marco Moretti dell'Azienda per il diritto allo studio universitario della Toscana o Ardsu.

"Il diritto allo studio universitario trova fondamento nella Costituzione che sancisce il diritto al raggiungimento dei più alti gradi di istruzione e prevede che lo Stato rimuova gli ostacoli di ordine economico e sociale che a ciò si frappongano - ha detto Barni - Sempre la Costituzione, inoltre, attribuisce alla Regioni la competenza legislativa e amministrativa in materia di caratterizzazione, organizzazione ed erogazione dei servizi per il diritto allo studio universitario sul proprio territorio, ferma restando la competenza dello Stato nel definire i livelli essenziali delle prestazioni. Se l'Azienda per il diritto allo studio dovrà davvero privarsi delle risorse che richiede l'Agenzia delle entrate, le politiche regionali in materia sarebbero compromesse per diversi anni", ha affermato la vicepresidente Barni". "Le politiche per il diritto allo studio vengono attuate grazie alla sinergia fra i fondi dello Stato e le risorse regionali". 

La richiesta dell'Agenzia delle Entrate si basa su una sentenza del 2011 della Corte di Cassazione che ha condannato l'azienda per il diritto allo studio di Pavia. Ma in quel caso c'era, è stato spiegato, un legame diretto tra didattica e servizi erogati che in Toscana, spiega la Regione, invece non esiste.

La partita è aperta e senza esclusione di colpi perché in ballo, ha ribadito la vicepresidente Barni, c'è il diritto allo studio garantito dalla Costituzione. 


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