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Attualità sabato 26 febbraio 2022 ore 12:41

Ucraina, i rischi della crisi sul mercato toscano

Pelletteria, metalmeccanica, nautica e marmo hanno suonato l'allarme per il rischio della crisi energetica oltre alle mancate esportazioni



FIRENZE — Il rincaro delle materie prime, il crollo delle esportazioni e la perdita del turismo in arrivo dall'est Europa preoccupano l'economia toscana. Dalla metalmeccanica alla pelletteria con il suo comparto del lusso, fino alla filiera del marmo passando per le cartiere e la nautica senza dimenticare il circuito turistico, la preoccupazione si concentra su due fronti: costi di produzione e mercato dell'export.

Al netto delle iniziative pacifiste e della disponibilità a partecipare alla macchina degli aiuti umanitari, allarmi sono stati lanciati dai vari comparti industriali che caratterizzano l'intero territorio regionale e che stava lavorando per la ripresa dopo due anni di sfiancamento a causa della pandemia.

Da più fronti si è alzata la richiesta di ricorrere a fonti di energie alternative realizzando nuove infrastrutture, a partire dagli impianti eolici. 

Il comparto della pelletteria che pure ha retto a svariate crisi economiche ha davanti due problemi, il primo riguarda il plausibile crollo della richiesta in esportazione ed il secondo è legato all’aumento dei costi delle materie prime. 

Andrea Calistri, vicepresidente di Assopellettieri con delega al distretto toscano ha commentato "Non c’è stato nemmeno il tempo di rallegrarsi per il successo di Mipel Lab e Lineapelle, eventi appena conclusi che avrebbero sancito la ripartenza post Covid, che siamo già a fare i conti con la sciagura della guerra in Ucraina. Sebbene l’export della pelletteria in Russia non sia più determinante per la Toscana e per Firenze come lo era qualche anno fa, il tema è che la crisi toccherà tutto il mercato relativo all'intera fascia orientale del Nord Europa. Grande preoccupazione per il macigno che si abbatte sul comparto di riferimento del lusso, in particolare quello di Firenze e Scandicci, legato a doppio filo con il distretto conciario di Santa Croce. Senza dubbio il settore risentirà degli aumenti sulle materie prime, già in atto prima che scoppiasse il conflitto nell’Europa dell’Est. Se l’aspetto umanitario è ovviamente quello che ci sconvolge maggiormente, dovremo fare presto i conti anche con le conseguenze economiche".

“I timori per la nostra provincia riguardano in particolare settori come la metalmeccanica, il marmo e la nautica” così il presidente della delegazione di Confindustria Massa Carrara, Matteo Venturi. “Il vento della guerra si farà sentire sui costi di approvvigionamento dell'energia, già cresciuti negli ultimi mesi, e sull'export per quanto riguarda sia la metalmeccanica che settori del lusso come marmo e nautica. A proposito del tema energetico - ha concluso - sono di questi giorni le notizie di stampa sull'ipotesi di un impianto eolico offshore di fronte alla nostra costa, una prospettiva a cui noi guardiamo con interesse”.


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